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Caro Lucio, con tristezza ti scrivo: Ciao a te e a tutto quello che vedi

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BOLOGNA, 01 Marzo  – (Pubblicato a seguito della improvvisa scomparsa di Lucio Dalla) Non chiamatele solo “canzonette”, se poi quelle canzonette si intrecciano inesorabilmente al corso delle nostre vite. Non chiamatele solo canzonette, se riescono a strapparci un sorriso, portare via una lacrima, supportarci nei momenti di sconforto portandoci lontano con la mente e non lasciandoci sprofondare nel baratro dei nostri perchè e percome. Così, con la “partenza” di Lucio Dalla, tutti i ricordi legati alle sue canzoni, ritornano con una veemenza tale da fare male e, risalendo dalle pieghe più recondite dell’anima, arrivano fino agl’occhi, portandosi via un po’ di noi.

Come ha commentato un mio amico quando ha appreso della tua dipartita, “Caro LUCIO ti scrivo, così ti ringrazio un po'”[1] e, poichè con le tue canzoni ci hai dato tanto, modo migliore non trovo se non farlo attraverso loro. Avevi ragione Tu, “la vita passa senza neanche un ciao”. “Ti volti e la vedi come la scia di un’elica. Ma sì, è la vita che finisce, ma Tu non ci hai pensato poi tanto, anzi ti sentivi felice, grazie al tuo canto”[2]. Il tuo andar via è stato così improvviso, inaspettato che mi viene da chiederti: “Ehi tu di là, cosa ‘ci’ fai?” Dimmi, “Lassu’ sembra tutto tranquillo?” Qui, sai già come continuerà, leggeremo “i giornali con dentro le novità. Debiti, mutui, soldi, rifiuti e precarietà”[3]. E forse, per non lasciarci del tutto soli, in mezzo a questo mare di ovvietà chiederai, “Canzone cercali se puoi, va’ per le strade e tra la gente”[4]. Ma questo “non mi basta”[5], “io ci provo sai”, ma non c’è niente da fare: “Madonna disperazione”[6], mi viene da esclamare!

“Quanta nostalgia a pensare a qualcuno che sta (ormai) molto lontano[6], ma “lo so cos’è quel pezzo di cervello che ancora lì, lì con me. Nella testa e non si muove più. Non io non voglio darlo via”[7], perchè questo significa dover pensare al “lutto di una chiesa. Una candela accesa”[8]. “Che pena…che nostalgia. Ed e’ cretino cercare di fermare le lacrime ridendo”[9]. Ma per una come me, “che davanti al dolore vorrebbe fuggire via “anni luce, [..] contro le logiche dei mondi, […] che mi dimentico e mi perdo, ma in fondo io lo so che ti ritroverò. […] Non ci saranno limiti di spazio né di tempo. […] In fondo, io lo so, che ti ritroverò nel mare”[10] delle canzoni che ci hai lasciato. E non pensare che queste siano le solite vuote parole di circostanza, perchè “il cuore non e’ un calcolo freddo e matematico”[11], perchè grazie anche alle tue canzoni, in me “c’è amore e resterà nella mia testa”[12], così come, adesso sento “il dolore nella (assenza della tua nuova) musica”[12]. Di nuovo una lacrima ed io sento “di affogare”. Si “scioglie il sangue dint’e vene”[4]. E non riesco più a digitare. “Non ho più parole, […] sento solo lontano un misterioso rumore”[11].

Così, caro Lucio, “Ciao a te e a me… e a tutto quello che vedi”[13]. Era una “bella mattina, il cielo era sereno”[9]. Putroppo, qualcuno ti ha detto, “chiudi gli occhi e riposa”[14]. E tu lo hai fatto, “con grandi ali”[15] hai preso “la luna tra le mani”[15]  e sei volato via. Per noi che restiamo, “Chissà chissà domani. Aspettiamo che ritorni la luce, di sentire una voce aspettiamo senza avere paura, domani”[16].

Ma “adesso spengo la luce e così sia[[9].

Rosy Merola – SinergicaMentis

 

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Canzone citate nel testo:

[1]  – L’anno che verrà

[2] Caruso

[3] – Broadway

[4] – Canzone

[5] – Tu non mi basti mai

[6] – Madonna disperazione

[7] – Amen

[8] – Amore disperato

[9] – Cara

[10] – Anni luce

[11] – Apriti cuore

[12] – Anche se il tempo passa (Amore)

[13] – Ciao a Te

[14] – Ayrton

[15] – L’ultima Luna

[16] – Futura

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.