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#ItalyStyle: Domenico cosentino e l’irriverente ’round midnight edizioni

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Nel viaggio virtuale tra le eccellenze italiane note e meno note – oltre che alla scoperta delle Start up nostrane – questa volta #ItalyStyle ha deciso di dedicare una tappa al mondo dell’editoria indipendente, la voce indipendente ed irriverente nel panorama dell’editoria, al fine di far conoscere la storia della ‘Round Midnight edizioni.

Voce irriverente nel panorama dell’editoria italiana, la ‘Round Midnight edizioni è frutto dalla «mente malata di un napoletano nonché scrittore fallito» – come si è definito lo stesso Domenico Cosentino – e dall’esperienza sessantennale nel “far libri” di una tipografia di Campobasso (Fotolampo), dove ha sede la casa editrice.

A primo acchito, colpisce la scelta del nome ’round midnight che – come sottolineano i componenti della suddetta – trova la sua fonte d’ispirazione da un passaggio contenuto in “L’autobiografia con Nat Hentoff” di Miles Davis. In particolare, come hanno spiegato i fondatori della casa editrice, «Davis era ossessionato da ’Round Midnight, composta per la prima volta nel 1936 da Thelonious Monk, quando il pianista aveva solo 19 anni. Dopo anni di inutili prove riuscì a suonarla proprio come l’aveva sentita la prima volta una sera quando Monk era decisamente in vena; era a Newport e quella canzone gli diede il successo che aveva perso qualche anno prima. Davis in quel periodo stava affrontando il suo problema con la droga e non riusciva a comporre, impossibile gli risultava esibirsi. ’Round Midnight, quindi, è un amuleto contro tutto ciò che di malvagio esiste, è il nostro amuleto per un’editoria diversa».

Così, per comprendere meglio cosa intendano quando parlano di editoria diversa, ho posto alcune domande a Domenico Cosentino:

Lei in passato ha detto: «Non siamo editori come lo si intende oggi. Un gruppo di pazzi ai quali spesso viene chiesto: “ma quanto devo pagare per pubblicare con voi?”. Siamo persone a cui piace leggere e perderci nelle parole degli altri. La nostra parte cattiva ordina ai cervelli di scegliere libri che nessuno ha il coraggio di pubblicare». A quasi due anni di distanza dalla fondazione della ‘Round Midnight edizioni – il 31 ottobre 2012 – quanto sopraindicato rimane sempre il Vostro credo?

«Nulla è cambiato, quello che lei ha citato prima è il nostro credo, pubblichiamo solo libri che ci piacciono».

 La Vostra scelta coraggiosa di pubblicare ciò che gli altri non hanno il coraggio di fare, com’è stata recepita dai lettori?

«I nostri lettori ci seguono proprio per questo, perché le nostre pubblicazioni sono diverse, i nostri autori sono diversi (e ho faticato a non dire niente di offensivo) e quindi non annoiamo. O almeno spero sia così».

 Il nome scelto per la casa editrice, così come la scelta grafica del Vostro sito, riflettono l’importanza che ha per Voi un altro genere di espressione e comunicazione, ovvero la musica. Contaminazione che si estende anche alle “Collane” che compongono la ‘Round Midnight edizione. “Collana Big Mama”, “Collana Little Walter”,Collana Partitura”, “Collana Muddy Waters”, “Collana Beat”: può brevemente descrivercele?

«Ci viene automatico ascoltare musica quando lavoriamo, quando siamo felici, quando siamo tristi, la musica ci aiuta a superare i momenti brutti, o a fortificare quelli belli. La lettura è uno di quei momenti che ci prendiamo dalla nostra vita frenetica, siamo da soli e ci immedesimiamo nelle storie che leggiamo. Il connubio editoria musica è quindi stato proprio naturale. Ogni collana rappresenta una nostra linea editoriale, i Muddy Waters sono i nostri romanzi, me li sono immaginati così; possenti proprio come il chitarrista blues. I Big Mama invece sono la parte eccentrica di ’round, sono le storie illustrate e chi meglio della Thornton poteva rappresentarli? I little Walter, come l’armonicista, sono le voci fuori dal coro, racconti brevi o raccolte di racconti e infine i Beat, che sono taccuini, pensieri sparsi e poesie, assemblati completamente a mano. Uno a uno».

 Quali sono le Vostre ultime proposte editoriali e i futuri appuntamenti?

«On the road again (proprio per ricollegarci alla domanda di cui sopra) titolo preso in prestito da una famosa canzone dei Canned Heat, sono una raccolta di racconti scritti da Giorgio Olmoti, raccontano di viaggi, di musica, della vita vera e per questo ci sono piaciuti. Olmoti è un narratore fantastico. A novembre invece usciranno due pubblicazioni nei taccuini Beat, Luca auanasgheps Fiorentino e Argia Maina, due pubblicazioni molto diverse tra loro e per questo rare».

 Lei ha riscontrato molti ostacoli per avviare quella che, comunque, è un’attività imprenditoriale?

«Da dove inizio? In realtà di queste cose burocratiche se ne sono occupati Giovanna Colitti e Luigi Palladino che essendo più esperti di me in questo ambito hanno avviato il nostro marchio editoriale. La cosa difficile non è creare qualcosa dal niente, ma mantenerla, renderla viva, evolversi. Tutte cose che richiedono tempo e dedizione. Non parliamo di hobby, ma di vera passione».

Lo scorso 20 marzo sono stati presentati, alla Biblioteca Angelica di Roma, i risultati di un’indagine commissionata dal Centro per il Libro e la Lettura all’agenzia di rilevamento Nielsen Company, che offre un quadro non molto esaltante sullo “stato di salute” dell’acquisto e della lettura di libri in Italia nell’anno 2013. In particolare, rispetto al 2011, si è registrata una flessione del 15% di acquirenti (si è passati dal 44% nel 2011 al 37% nel 2013) ed un calo dell’11% di coloro i quali hanno letto un libro nel 2013 (dal 49% nel 2013 al 43% nel 2014). I suddetti dati sono ancora più sconfortanti se si passa al dato geografico (soprattutto al Sud). Cosa prova a leggere ciò?

«Le dirò, non me ne frega nulla. Questo è il nostro secondo anno e quindi per noi è tutto in attivo. Abbiamo avuto un incremento del 100%, siamo giovani e proprio per questo osiamo, non ci preoccupiamo delle conseguenze e dei periodi di magra. I lettori ci seguono e grazie ai loro acquisti ci sostengono. Il segreto è mantenersi bassi e attenti, come un pugile senza esperienza che deve affrontare un combattimento molto duro. Tutti sanno che se abbassi la guardia ti fanno fuori».

Da poco si è concluso il “Premio Strega”, non senza polemiche. A tal riguardo, uno degli autori – “assoli” della ‘Round Midnight edizione, Amleto de Silva, in suo articolo ha scritto: «E, se ve la devo dire tutta, mi infastidiscono le critiche allo Strega quando vengono dalla parte dei puri e duri: fanno schifo, è tutto un magnamagna, è taroccato. E allora? Se sei puro e duro, mi spieghi cosa te ne frega a te». Qual è la Sua posizione in merito a questo e – in generale – ai tanti troppi premi (nel 2011 si stimava che fossero circa 1.806) letterari in Italia?

«Io li vedo come quei gruppetti del liceo, che uscivano tra di loro, si facevano favori tra di loro. Non mi interessavano all’epoca e neanche ora. Mi divertono, si prendono sul serio, forse troppo, si infervorano quando qualcuno li critica. È uno spettacolo e secondo me deve essere preso per questo. Forse l’unico che ha davvero senso, per gli scrittori che hanno bisogno dei dati di vendita, è il Bancarella, o lo era fino a qualche anno fa, quando si avevano le statistiche da tutti i librai e il libro vincente era davvero il più venduto».

Esiste una “Casta” anche nell’Editoria?

La risposta di Cosentino è stata una sonora e significativa risata.

Infine, a prescindere dalle difficoltà oggettive da Lei riscontrate nell’intraprendere tale attività editoriale, davvero investire in Cultura – come affermato da qualcuno in passato – “non dà da mangiare”?

«Ai nostri livelli no. Non possiamo assicurare uno stipendio a noi (infatti tutti e tre abbiamo un secondo lavoro) né un compenso alto ai nostri autori. Ma alla fin fine il tozzo di pane lo trovi sempre (ah retaggio dei nonni) e la passione ti porta avanti. Se volevo guadagnare – conclude Consentino con il riso amaro che lo contraddistingue – aprivo una friggitoria e mi assicuravo il mio futuro tra zeppole e panzarotti».

Rosy Merola

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.