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“La Costituzione italiana è una cagata pazzesca!”. Intervista al coautore del libro: Andrea Leccese

«Sembra che 450 anni prima di Cristo Aristotele parlasse anche dei due Autori di questo libro, quando affermava che è compito dei cittadini che conoscono la Costituzione mettere in guardia coloro che non la conoscono dal pericolo del suo stravolgimento».

(Ferdinando Imposimato, dalla Prefazione del libro “La Costituzione italiana è una cagata pazzesca! La Costituzione spiegata agli scettici”)

Si pregia della Prefazione scritta da Ferdinando Imposimato, l’ultimo lavoro editoriale di Andrea Leccese, coautore insieme ad Eric Cò, del libro “La Costituzione italiana è una cagata pazzesca! La Costituzione spiegata agli scettici”, edito da Sovera Edizioni. Un titolo un po’ colorito che – secondo gli stessi autori – andrebbe comunque “urlato”, al fine di scuotere dal torpore e dal disinteresse che – non solo gli scettici – dimostrano di avere nei confronti della nostra Carta Costituzionale, relegata «da materia ‘cenerentola’ a materia ‘fantasmino Gaspar’». Per questo, dedisero unirmi a tale urlo parlandone con Andrea Leccese.

Come Voi stessi evidenziate in “La Costituzione italiana è una cagata pazzesca!”, l’Assemblea Costituente – nella seduta dell’11 dicembre 1947 – approvò all’unanimità un ordine del giorno[1] presentato dagli onorevoli Aldo Moro, Francesco Franceschini, Antonio Ferrarese e Domenico Giacomo Sartor, in cui si invitava le scuole italiane a divulgare la Costituzione. Perché – secondo Lei – tutto si è esaurito lì?
«In quell’ordine del giorno, presentato da Aldo Moro e votato all’unanimità “con vivi prolungati applausi”, si chiede che “la nuova Carta Costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni genere e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano”. In realtà l’indugio c’è stato, e dura ancora. Ricordo che quando ero al Liceo l’educazione civica veniva del tutto trascurata, tanto che maturai con sessanta/sessantesimi ma nella più completa ignoranza della Carta Costituzionale…Immagino che oggi, dopo vent’anni, le cose sia persino peggiorate».

Così, dato che l’entusiasmo dei Padri costituenti è rimasto allo stadio “embrionale”, come sottolinea Imposimato nella Prefazione del Vostro libro: «Le persone che la conoscono – e non sono molte purtroppo – hanno il dovere di informare i cittadini ignari delle possibili manipolazioni di essa, e sono chiamati a creare allarme e solidarietà intorno alla Costituzione». È il dovere di informare – dunque – che ha spinto Lei e Cò a parlare – in maniera chiara ed efficace – della Carta Costituzionale italiana?
«Direi di sì. È davvero curioso quello che accade da un po’ di tempo sotto i nostri occhi sgomenti. Pochi conoscono la Costituzione. Alcuni la conoscono e vogliono stravolgerla per fare meglio i propri porci comodi. La maggioranza schiacciante invece non la conosce, ma la vuole cambiare perché così ha sentito in tv».

Tra coloro i quali hanno evidenziato di avere gravi lacune in merito alla conoscenza della Costituzione italiana, troviamo – purtroppo – alcuni dei nostri rappresentanti in Parlamento. Quanto questo può essere pericoloso e deleterio per il nostro Paese?
«“A proposito di politica…ci sarebbe qualcosa da mangiare?” Dovrebbe essere una battuta di Totò. Eppure è più preziosa di tanti saggi di scienza della politica. Se il parlamentare pensa esclusivamente a curare i propri interessi e quelli dei propri clienti, non ha certamente tempo per studiare i principi costituzionali. La giornata è fatta solo di 24 ore. Non pretendiamo troppo!».

Avvicinare, sensibilizzare, spiegare a «chi non capisce nulla, a chi non sa niente della nostra Carta costituzionale. Sono persone – puntualizza Imposimato – che corrispondono, ahimè, al 95% dei cittadini. Un 95% che però va informato». Un arduo compito quello che Vi proponete di perseguire, visto che – da quanto emerge dal libro – la Costituzione italiana è sotto attacco. Da chi o da cosa bisogna difenderla?
«Da chi ha bisogno di levarsela dai piedi, perché essa è evidentemente un ostacolo alla libertà di fare i propri interessi, infischiandosene degli altri e gabbando il prossimo. È un ostacolo per tutti quei predoni che hanno rovinato il nostro paese e che hanno ancora oggi la faccia di palta di dar fiato alla bocca e di pontificare».

Alla luce di ciò, si può ritenere il cosiddetto “inciucio” (la cui ideologia – come Lei in altre sedi ha dichiarato – è nata con il conte di Cavour, prima della nascita del Regno d’Italia) o – come lo definisce Imposimato – “blocco dell’alternanza” (l’essenza stessa della democrazia), uno dei rischi subdoli e manipolatori a cui è esposta la nostra Costituzione e – di conseguenza – anche la democrazia?
«Certo, lo confermo. Sì può tranquillamente sostenere che la storia d’Italia è storia di connubi, compromessi, compromissioni, ammucchiate, larghe intese, e via inciuciando. Ma la democrazia è alternanza. Se in una democrazia formale non c’è alternanza, qualcosa non funziona: vuol dire che ci stanno fregando».

Restando in tema di democrazia (dal greco δῆμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere, ovverosia: governo del popolo), come sinteticamente spiega Imposimato, Erodoto fu il primo storico ad introdurre il concetto ed il sopraindicato termine. In particolare, nelle Storie, scritte intorno al 480 a.C., «raccontava come gli ateniesi crescessero in potenza perché vigeva nella loro Costituzione il principio di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, mentre le tirannidi non portavano mai nulla di buono». Nella nostra Costituzione, il principio di eguaglianza è sancito dall’Art. 3. Quest’ultimo trova ampio spazio nel Vostro libro: ritenete il suddetto dispositivo uno degli articoli cardini della nostra Carta Costituzionale?
«Direi che è il più fondamentale dei principi fondamentali. E non significa soltanto che siamo tutti uguali davanti alla legge, così come ci aveva già gentilmente concesso il re Carlo Alberto. Significa anche che la Repubblica ha il compito di intervenire nell’economia e nella società perché davvero tutti possano vivere dignitosamente. È un principio cristiano, non c’è dubbio. Eppure lo vorrebbero misteriosamente cancellare tanti cattolici praticanti coi soldi alle Cayman. Che strani scherzi gioca all’uomo la natura!».

Inevitabilmente – avendo fatto accenno ai politici in parlamento – diventa imperativo dedicarci ad un fenomeno che è esploso nell’ultima tornata elettorale: i movimenti. Su questo punto, mi sembra ci sia una divergenza di pensiero tra Voi ed Imposimato. Per il presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, la democrazia senza partiti non esiste, sarebbe «il caos di una miriade di frammenti». Pur considerando i movimenti un fattore di crescita e di sviluppo, Imposimato – tuttavia – non ritiene che questi possano sostituire i partiti. Invece, sembra che Voi lasciate qualche spiraglio di possibilità. Dunque, appropriandomi delle Sue stesse parole: Movimenti, antipolitica o alternativa democratica?
«I partiti non dovrebbero più essere “macchine di potere e di clientela”, come denunciò quel grillino ante litteram di Enrico Berlinguer. Per ravvivare la democrazia in crisi, il leader comunista auspicò “una riattivazione di energie intellettuali, del mondo giovanile, dei sindacati, delle forze sane della produzione, della scienza, della tecnica, della pubblica amministrazione”. Egli cercò nella società civile “nuovi soggetti” e appunto “nuovi movimenti” capaci di surrogare o integrare quelli tradizionali. Erano i primi anni Ottanta. Lo stesso discorso si potrebbe fare anche oggi».

Infine – parlando di un libro – non possiamo non fare un breve riferimento all’articolo 9 della Costituzione, in cui: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura». A tal riguardo, come puntualizzato dal Presidente Emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, si tratta «forse dell’articolo più originale della nostra Costituzione repubblicana», aggiungendo che: «La Corte Costituzionale in una sentenza del 1986, ha indicato che la”primarietà del valore estetico-culturale non può essere subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici”e anzi indica che lastessa economia si deve ispirare alla cultura, come sigillo della sua italianità». Può, a Suo parere, la ripresa economico-sociale del nostro Paese passare attraverso lo sviluppo della cultura, del patrimonio artistico e dalla ricerca scientifica e tecnica? Insomma, può la cultura ‘dare da mangiare’?
«Su questo argomento sto leggendo un bel libro di Roberto Ippolito, dal titolo “Ignoranti”. Appena lo finisco, ti chiamo e ne parliamo. Così sarò più preparato. Comunque, se la memoria non mi tradisce, un illustre Ministro della Repubblica, peraltro con un passato socialista, sostenne qualche anno fa che con la cultura non si mangia. Aveva ragione Giorgio Gaber: “qualcuno era comunista perché abbiamo avuto il peggior partito socialista d’Europa”».

«Ecco perché, concludendo, è fondamentale insegnare la Costituzione agli scettici, come intende fare questo libro. L’esigenza attuale è quella di sensibilizzare alla difesa della Costituzione le persone e soprattutto i giovani perché – è sempre Aristotele che lo dice – senza questa difesa collettiva della Costituzione i demagoghi riusciranno a prevalere. Perché questo è un modo, o forse il modo, di difendere la democrazia. Perché, come affermava Aldo Moro, se cade la Costituzione cade la democrazia e se cade la democrazia la libertà di tutti è in pericolo».
(Ferdinando Imposimato)

[Note: 1- «L’Assemblea Costituente esprime il voto che la nuova Carta Costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la nuova generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano».In particolare, l’Educazione civica, fu introdotta da Aldo Moro nel 1958, con specifici «programmi d’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole secondarie di primo e secondo grado».

2- Discorso tenuto da Carlo Azeglio Ciampi in occasione della consegna delle Medaglie d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte al Quirinale, il 5 maggio 2003]

Rosy Merola – SinergicaMentis

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.