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Moda, si conferma volano del made in Italy

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MILANO, 24 FEBBRAIO 2015 – Nonostante la crisi, la moda italiana continua ad essere una delle punte di diamante del made in Italy, A sostenerlo, i dati del Centro studi di Mediobanca sulle Aziende Moda Italia. «Il sistema è solido e va bene, anche se negli ultimi anni ha un po’ rallentato. Per il 2014 è attesa una lieve crescita del 2-3% e anche il 2015 dovrebbe confermare lo stesso trend», così puntualizza lo studio di Mediobanca, evidenziando un “tesoretto” anti-crisi di 7,3 miliardi di euro.

In particolare, soffermandosi sulle performance – dal 2009 al 2013 – delle più importanti società del settore, il Centro Studi di Mediobanca ha potuto constatare come i ricavi della grande industria italiana abbiano subito una contrazione nel 2013 dell’1,9%. Invece, crescono quelli delle 135 (di cui120 manifatturiere e 15 di distribuzione al dettaglio, per un fatturato di almeno 100 milioni nel 2013) maggiori aziende di moda che registrano +1,4%. Tuttavia, sono i 10 principali brand ad evidenziare i risultati migliori, con dei ricavi che sono cresciuti del 4,4% (con i ricavi a +43,8%, pari a 14,4 miliardi): «Fattore di rilievo è l’abbondanza delle disponibilità liquide, pari a quasi 4 volte il debito finanziario per le società ‘top’: un tesoretto per proteggersi dalla crisi e magari per realizzare qualche acquisizione».

Nello specifico, per quanto riguarda la redditività (ebit margin) delle Top 10: Prada si aggiudica il primo posto con un + 26,3%, seguono Tod’s (20%), Armani (18,6%) e Ferragamo (17,7%). Per quanto concerne i ricavi, Prada ha registrato un fatturato di circa 3,6 miliardi di euro (+129,8% sul 2009), Armani (2,2, miliardi) e Benetton (1,6 miliardi). Gucci e Bottega Veneta hanno evidenziato un fatturato di 4,6 miliardi. Le uniche aziende che – nel 2013 – hanno subito una flessione sono state Max Mara (in misura minima, -0,4%) e Miroglio (-6,2%).

Complessivamente, il ricavo di tutte le società del circuito – sempre secondo lo stesso studio – hanno ottenuto una crescita del 32,4% dal 2009 al 2013, quando hanno sfiorato i 55,2 miliardi. In aumento anche il dato occupazionale del settore: che cresce del 21,5% dal 2009 al 2013 nelle 135 aziende considerate.

Come ha puntualizzato Salvo Testa, docente di fashion management dell’Università Bocconi «Sono abbastanza ottimista anche sul futuro della moda italiana. Soprattutto nei prodotti di fascia medio-alta e alta non abbiamo rivali nel mondo», continua Testa. «Tutto questo dipende da un sistema industriale e creativo così complesso e articolato che non è possibile riuscire a replicarlo tale e quale. I cinesi o gli indiani potranno nel tempo migliorare il livello qualitativo ma non al punto da farci concorrenza, manca la capacità di creare e inventare. È un aspetto culturale che richiede decenni», il quale conclude: «Stanno rientrando in Italia sempre più lavorazioni che prima erano fatte all’estero, dove la manodopera sta diventando meno conveniente, basti pensare che anche i cinesi stanno cominciando a delocalizzare in Vietnam, Cambogia, Africa. Poi bisogna pensare che i nostri prodotti piacciono perché sono pensati e fatti in Italia ad alti livelli. Ecco perché, come c’è stato un ritorno alle campagne per prodotti di alto livello, ci dovrà essere un ritorno all’artigianato della moda».

Rosy Merola – SinergicaMentis