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Tropico, esce il 24 settembre il suo debut album “Non esiste amore a Napoli”: «È stato un bel viaggio»

(Credits Nando Spieza)

 

Amore, vita, mare, Napoli: un bel viaggio. Questo e molto altro è “Non esiste amore a Napoli” (Island Records), il debut album di Tropico – progetto discografico dell’autore e compositore Davide Petrella -, in uscita venerdì 24 settembre.

«Questo disco è il progetto più importante a cui ho lavorato nel corso della mia carriera. È la cosa che mi ha richiesto più tempo, ci ho lavorato due anni. È stato un bel viaggio». Così Davide Petrella, in arte Tropico, racconta in video conferenza stampa (via zoom) il suo disco di esordio come cantante, il quale verrà lanciato in maniera originale: «Abbiamo così deciso di mettere un caicco gigante (barca a vela bialbero di origine turca, ndr) davanti a Castel dell’Ovo nel golfo di Napoli, su cui abbiamo istallato la scritta a neon di 10 metri “Non esiste amore a Napoli”. Abbiamo selezionato una ventina di fans che hanno acquistato il disco al fine di festeggiare insieme – a mezzanotte – l’uscita del disco. Ho deciso di fare ciò perché sono proprio felice di questo album. Io sono proprio un bambino con le canzoni. Ho scelto un posto di Napoli perché in questo disco c’è tanta Napoli. Io sono fortemente napoletano, fin troppo. Per questo ho scelto un luogo iconico (Castel dell’Ovo) di questa città».

Una scelta che evidenzia quanto sia centrale il rapporto di Tropico con la città partenopea, con le sue atmosfere luminose che rimandano al mare – in un discorso sottile e metaforico che vede nell’acqua, e una città affacciata sull’infinità di quest’acqua, un invito al viaggio: «Napoli è il centro del mondo, senza Napoli non sono niente. Ovunque vada è sempre casa mia. È un insieme di cose irripetibile. Ombre e luci, la vita e la morte, il mare e la strada, il teatro e la vita vera, la bellezza e la fame, le persone, la musica».

In controtendenza con le dinamiche del mercato discografico, Davide spiega il perché della scelta di fare uscire un disco e non dei singoli: «La musica funziona per singoli, quindi è giusto farli uscire. Tuttavia, non riesco a visualizzare un progetto più grande, perché per me la musica è collegata Io sono molto affezionato, ancorato alla canzone come concetto, come idea di lavoro. Sono legato al concetto di disco come progetto. Quando scrivo una canzone penso sempre che debba far parte di qualcosa di più grande. Il singolo è solo una parte della storia di un artista in quella fase della sua vita. Un disco contiene più vita, più tempo. Io valuto un artista dall’album e non da un solo singolo. Tutto è partito da “Non esiste amore a Napoli”. Questa mi ha portato a scrivere canzoni che avessero un altro sound, un altro piglio nella scrittura, un altro modo di volermi raccontare».

Entrando nel merito del lavoro discografico, Tropico sottolinea che sono l’amore e la vita i leitmotiv di “Non esiste amore a Napoli”: «Il filo che unisce tutto il disco – innanzitutto – è la mia vita privata. Non riesco fare a meno di tirarla in mezzo. Questo è un disco che parla di relazioni. Chiaramente, l’amore è il centro del racconto. Parlare di amore in termini originali e diversi, andare a trovare le parole giuste, è un’impresa complicata. ‘Carlitos’ Way e Geniale – il singolo che lancia il disco – sono le due canzoni che mi hanno richiesto un po’ di tempo per venire alla luce. Queste mi hanno spaccato in due quando sono arrivate».

Davide Petrella e Tropico, da cosa nasce l’esigenza di usare un nome d’arte: «Volevo una divisione netta nella mia doppia vita artistica. Io sono autore ed artista in prima persona. Davide Petrella era diventato un nome ingombrante dal punto di vista artistico. Venivo accostato agli artisti con cui avevo collaborato, questa può sembrare una cosa buona. Per me no. Non voglio alcun tipo di regalo dalla musica. Così ho scelto Tropico, che è un nome che divide le strade. Un nome che non viene accostato al Davide autore e che non si mescola con il Davide cantante. Da dove nasce Tropico? Da una serie di coincidenze. Tre anni fa, mi trovano a Cuba, un giorno mi è capitato di ascoltare un brano di John Lennon, che è il mio totem. Era un periodo che stavo cercando il nome giusto per cambiare vita artista. Mentre camminavo su Paseo del Prado (L’Avana), su una bancarella, ho trovato il libro Tropico del Cancro di Miller. L’ho preso come un segno».

 In merito alla sua doppia vita artistica e, in particolare, sul suo ruolo d’autore e sulla scrittura per altri artisti: «Non mi è mai successo di rimpiangere una canzone scritta per altri. Scrivo canzoni da quando ero bambino, è sempre stata la mia corda. Quando scrivo per un altro artista, vado a cercare delle soluzioni che sicuramente non riguardano me. Mi diverte tantissimo imparare il linguaggio di un altro artista, trovare la chiave per arrivare al suo pubblico. Lo trovo un esercizio di scrittura fantastico. Non ho mai avuto il problema di confondere le due vite. Quando scrivo per me lo so dal primo istante. Sono molto più delicato e viscerale».

Per quanto riguarda le collaborazioni con altri artisti: «Attualmente sto lavorando con Elisa al suo nuovo album, che conterrà delle canzoni dalle spalle larghe. Con Cesare Cremonini, il primo artista che ha creduto in me, sono almeno 8 anni che collaboriamo. Tutto è nato quando abbiamo scritto insieme ‘Logico’, che mi ha aperto tante strade. In ogni disco ci stimoliamo a vicenda per migliorare il lavoro fatto in precedenza».

 Napoli e lo stato attuale della musica: «Napoli non molla mai. Dal punto di vista artistico e musicale è una città sempre viva e tira fuori sempre cose interessanti. Napoli è una città che ha fascino, ha una personalità molto forte. In questo momento, per quanto riguarda la musica, ci sono molte personalità interessanti nella scena urban. Ci sono tanti trapper che si stanno facendo strada. Forse, c’è poco sotto il lato canzone. A Napoli manca un po’ il confronto con tutti i settori, a differenza di ciò che avviene a Milano. Napoli rimane nei propri confini, non va a guardare ciò che succede fuori a livello nazionale».

Rosy Merola

(PH Biagio Munciguerra)

Prodotto da Rosario Castagnola e Sarah Startuffo, Non esiste amore a Napoli è “tutta la vita che sono riuscito a mettere in un disco”, come afferma Tropico: un prezioso mosaico composto da 14 tracce, tasselli diversi uniti dal fil rouge che lega storie d’amore finite a fuochi mai spenti di innamorati costretti alla lontananza, oltre a racconti di vita in cui è facile ritrovare quella serena malinconia che solo gli autori più ispirati sanno rendere catartica.

Caleidoscopiche le sonorità, da quelle avvolgenti che riportano metaforicamente l’ascoltatore “a casa” a quelle più wavy – sprazzi di follia e istinto che portano ad allontanarsi di notte in auto senza una meta, lontano dalla città. Un progetto che guarda alla realtà nuda dei sentimenti con gli occhi incantati di chi pensa all’amore come motore del mondo, un progetto arrivato a compendio di un accurato lavoro in studio, cominciato nel 2019, proprio con la release del singolo che dà il titolo all’album e che ne sintetizza le atmosfere e le tematiche.

Accanto a Tropico in questo prezioso viaggio Calcutta, Elisa, Coez e FRANCO126, grandi nomi della musica italiana che hanno accettato l’invito del cantautore a duettare in quattro tracce presenti nella tracklist, arricchendo ulteriormente un album già denso di poesia e significato. 

 L’artwork del progetto è affidato ancora una volta all’artista napoletana Vittoria Piscitelli, già visual art director e graphic designer per i singoli Carlito’s Way, Piazza Garibaldi e Non esiste amore a Napoli, contenuti nel disco.

Da Carlito’s Way, brano che apre la tracklist, forse l’unico a raccontare di un rapporto compiuto, pronto a confrontarsi con il mondo, a Dint o scuro, un pop trascinante che invita a correre forsennatamente verso l’amore, passando per Non esiste amore a Napoli (feat. Calcutta), Geniale, C’eravamo tanto amati (feat. Elisa) e Piazza Garibaldi (feat. FRANCO126): brani intrisi di una poetica malinconia che nasce dalle ceneri di un amore finito, ma anche di riflessioni sulla voglia di vivere dei vent’anni e su alcune emozioni che non possono più tornare come quelle raccontate in Vasco (feat. Coez), Non vogliamo diventare grandi e Garage days.

Evanescente ed inafferrabile, ma sempre presente in tutti i brani la figura femminile, centrale in canzoni come Bambina, Americano e Bambolina Vodoo. Le sonorità sono allo stesso tempo diverse e complementari: dal pop più classico e definito a sound più elettronici e wavy, fino ad arrivare a sprazzi di trip-hop, come in Balaclava.

Un invito, quello di Davide, a perdersi: nella musica, tra le strade, in uno sguardo, attraverso uno specchio che rimanda delle immagini di noi stessi, all’idea di “non stare più soli”.

Per sentirsi a casa in tutti i mari del mondo.

NOTE ALBUM

NON ESISTE AMORE A NAPOLI

 

  1. CARLITO’S WAY

Apripista di Non esiste amore a Napoli e “canzone guida”, come l’ha definita lo stesso Tropico, Carlito’s Way è un brano dalle sonorità delicate e dalle atmosfere rarefatte, a tratti nostalgiche, che racconta a luci soffuse di due anime elette perse in un mondo troppo stretto, in cui l’unica soluzione per ricominciare sembra essere la fuga verso l’ignoto anche a costo di perdere tutto, come accade nell’omonimo film di Brian De Palma – uno dei film preferiti dell’autore – da cui il brano prende il titolo. A battere il tempo di questa danza a due sono le note di un pianoforte e una ritmica elegante, che impreziosiscono il testo di una canzone d’amore nuda e sincera, in cui si riconosce a chiare linee la cifra stilistica di uno degli autori più importanti degli ultimi anni.

  1. NON ESISTE AMORE A NAPOLI (feat. Calcutta)

Titletrack del disco, NEAAN è una canzone dall’arrangiamento squisitamente pop, una dichiarazione d’amore scritta a Napoli ma soprattutto grazie a Napoli. In questa versione del brano, le voci di Tropico e Calcutta si alternano in un dialogo fresco e dinamico per raccontare in musica un amore interrotto a metà, che ha il potere di cancellare tutta la bellezza della città in cui l’autore è nato e a cui è profondamente legato, perchè, nonostante tutto, “non esiste amore a Napoli se sei lontana”.

  1. GENIALE

Traccia dedicata ancora una volta all’amore e a quei finali amari che portano con sé un senso estremo di poetica malinconia. Un elegante riff di basso si lega indissolubilmente alla voce di Tropico per i 4 minuti del brano, che sembra disegnare immagini in movimento di una relazione interrotta a metà, spezzata contro la stessa volontà degli innamorati.

  1. C’ERAVAMO TANTO AMATI (feat. Elisa)

Cosa resta quando la fiamma di un amore si spegne? Cos’è per noi l’altro dopo che una storia finisce? In C’eravamo tanto amati Tropico traccia un quadro dove cattura e incolla le ceneri di un rapporto in chiusura, in cui non manca, nonostante tutto, il desiderio di “telefonarti e chiederti la tua voce”. La traccia ha un sound dolce e delicato, come dolce e delicata è la voce di Elisa, che Tropico ha voluto al suo fianco per raccontare i troppi dubbi di due anime complementari che, anche da lontane, continuano a cercarsi.

  1. AMERICANO

Un brano dal sapore tutto pop, dalle melodie che entrano delicatamente nella testa per non andarsene più. Un cocktail a base di bitter e vermouth rosso diventa il pretesto per raccontare la storia di una ragazza dagli occhi “alla Nefertiti” che, tra i rumori della città, si consola brindando a tutti i progetti falliti e alle cicatrici di una relazione in dirittura d’arrivo. La voce di Tropico è accompagnata da un interessante riff di basso, che impreziosisce le sonorità già ricche, creando un groove morbido e trascinante.

  1. DINT O SCURO

Le venature soul della voce di Tropico disegnano un racconto molto personale fatto di riflessioni e bilanci notturni. Cartoline dalle città che hanno ospitato una storia al capolinea, una lei ora irraggiungibile ma ancora al centro dei pensieri dell’autore, per Dint o scuro Tropico sceglie un abito sonoro catchy e uptempo, con un ritornello che non ti lascia più, come i ricordi quando viene sera.

  1. BAMBINA

Brano tutto da cantare, dall’intro lento di chitarra acustica e tastiere che lascia presto spazio a un sound più ritmato trascinando l’ascoltatore fino al ritornello, dove Tropico sigilla la frase che tutti gli innamorati separati dalle circostanze vorrebbero pronunciare a un incontro casuale con l’altro: “Mi ricordo di te bambina, ti ricordi di me? Sì, come potrei dimenticarti?”

 

  1. VASCO (feat. COEZ)

Un’ansia maledetta e quella sensazione di vivere una vita che non ti appartiene più: Vasco è una lettera di confidenze e dure verità, cantata a due voci da Tropico e dal cantautore e rapper Coez. Aperto da un riff di chitarra acustica, il brano si arricchisce a poco a poco, grazie a campionature elettroniche e una ritmica che strizza l’occhio a mood urban.

  1. NON VOGLIAMO DIVENTARE GRANDI

È lo slogan di un pezzo dal sound pop che esprime tutta l’irrequietezza e la spericolata voglia di vivere dei vent’anni, tra dubbi, incoerenze e il desiderio di trovare il proprio posto nel mondo. In Non vogliamo diventare grandi le note di un pianoforte accompagnano la voce di Tropico per tutta la traccia, la ritmica è sostenuta e ai ritornelli seguono interessanti assoli di chitarra elettrica, che prendono il sopravvento sul finale della canzone, impreziosendolo e rendendo in musica tutta la smania di vivere degli anni migliori.

  1. PIAZZA GARIBALDI (feat. FRANCO126)

Un testo malinconico per una base dal sapore squisitamente pop quello di Piazza Garibaldi, un brano che vola a latitudini opposte rispetto al periodo in cui siamo ma che vola alto, come alto è il volume con il quale andrebbe ascoltato e cantato. In duetto con FRANCO126, altra raffinata penna della musica italiana, la famosa piazza romana diventa il luogo simbolo degli amori sospesi, interrotti o mai maturati, raccontati in un pezzo dal sound fresco e avvolgente.

  1. BAMBOLINA VOODOO

Un racconto di un amore dagli occhi blu e tristi, etereo e leggero, tornato alla mente grazie a un piccolo pupazzo di pezza, che diventa metafora dei suoi potenti ricordi. Un pezzo dal sound leggero, contraddistinto da chitarre elettriche che dominano l’intera traccia e sonorità che regalano alla prima parte del brano atmosfere oniriche, a tratti psichedeliche, per poi sfociare nella seconda parte in un pop trascinante in cui domina un controtempo che caratterizza ulteriormente il brano.

  1. GARAGE DAYS

Il dodicesimo brano della tracklist è caratterizzato da una ritmica decisa che esplode in un ritornello potente e fortemente evocativo, come è evocativo il significato intriso della traccia. I garage days non sono altro che i giorni di quella ibrida e insicura fase della vita che è l’adolescenza, in cui ogni piccola cosa era pura trasgressione, passata tra una sigaretta fumata di nascosto e la mente persa a sognare un futuro fuori dalle quattro mura di casa e da quella provincia simile “a un film”.  

  1. BALACLAVA

Ci sono le chitarre più pop, le tastiere tipiche dell’elettronica e una ritmica che strizza l’occhio al trip-hop: Balaclava, tredicesimo brano di Non esiste amore a Napoli, è un brano delicato ma incisivo, a tratti sentimentale e a tratti visionario, in cui realtà e sogno sembrano mescolarsi fino a confondersi.

  1. NON ESISTE AMORE A NAPOLI

Il cammino attraverso le atmosfere intime e soffuse del disco si conclude nello stesso punto in cui è cominciato, riproponendo all’ascoltatore il brano omonimo che dà il titolo all’album. A differenza del secondo brano della tracklist, questa volta è la sola voce di Tropico a congedare l’ascoltatore, raccontando una volta in più, attraverso una profonda libertà compositiva, la sua Napoli tutta bellezza e storie d’amore da raccontare.

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.