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Altreconomia edizioni: È in libreria “Che cosa c’è sotto”. Paolo Pileri racconta i segreti del suolo

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Il 70° anniversario della Liberazione, appena trascorso, è forse la data giusta per scoprirsi “partigiani del suolo”. Non solo perché – come ripete spesso Paolo Pileri, autore del libro “Che cosa c’è sotto” – “il suolo è bello”, ma perché è proprio il suolo che ci sostiene, ci nutre, ci fa respirare.
Questo testo spiega infatti in modo chiaro che la risorsa più preziosa è proprio sotto i nostri piedi: un piccolo strato che è in grado di trasformare la morte in vita, e di renderci servizi inestimabili, come il ciclo del cibo, la conservazione della biodiversità, la regolazione climatica e la captazione delle acque (vedi i “Soil Facts”, in allegato).
Lo spiega anche la Commissione Europea, che definisce suolo “lo strato superiore della crosta terrestre costituito da componenti minerali, sostanze organiche, acqua, aria e organismi viventi”, e lo identifica come “l’interfaccia tra terra, aria e acqua”.

Per questo – sostiene Pileri, professore di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano – il suolo è un vero e proprio “bene comune” e una risorsa non rinnovabile – per generare 2,5 centimetri di suolo “vivo” ci vogliono 500 anni – che però oggi è sottoposta a numerose minacce: ancora nel 2015, proclamato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale dei suoli”, il suolo viene vilipeso, calpestato e distrutto. La minaccia più grave e immediata è il consumo di suolo: solo in Italia, a causa di interessi rapaci e di piani urbanistici dissennati e frammentati tra migliaia di Comuni, si consumano infatti 8 metri quadrati di suolo fertile al secondo, e la superficie antropizzata ha ormai superato i 22mila chilometri quadrati.

“Che cosa c’è sotto” racconta il suolo in modo divulgativo, perché è solo attraverso una conoscenza accurata di questa risorsa che sarà possibile invertire la rotta: l’ISPRA certifica che ogni anno in Italia si perdono 70 ettari si suolo. Ogni giorno a causa delle “conseguenze del cemento” il nostro Paese perde una superficie in grado di produrre cibo per 420 persone, mentre aumenta di 259 milioni di litri il volume potenziale delle acque da gestire.

Le minacce al suolo – come dimostra il caso lombardo – sono rappresentate dall’edilizia residenziale ma anche dalla realizzazione di nuove infrastrutture, in particolari quelle autostradali. Per affrontare questi problemi, suggerisce Pileri, è necessario ridurre la frammentazione amministrativa e ridisegnare le competenza sull’uso del suolo. Ma -soprattutto- fissare un limite agli abusi di suolo, secondo gli esempi strategici raccolti in tutta Europa (vedi sotto)

L’autore si spende infine per una vera e propria “pedagogia dei suoli”: un’educazione che investa tutti, dalla scuola, alla politica, dai singoli cittadini agli amministratori. Il nostro Paese – primo al mondo – ha inserito nella Costituzione, all’articolo 9, la tutela del paesaggio. “I padri Costituenti – scrive Pileri – intuirono infatti che il suolo era la registrazione vivente di una storia fatta di mille incroci, ibridazioni e stratificazioni. Dobbiamo nostra questa intuizione. Il suolo non si salva da solo: siamo noi che dobbiamo salvarlo: una delle battaglie civili e culturali più importanti per il nostro Paese”.

Se oggi non vediamo il legame tra asparagi nel nostro piatto e suolo agricolo là fuori – né lo vedono i nostri giovani – significa che dobbiamo prima ricomporre questa disgiunzione così profonda e strutturale -continua l’autore nell’introduzione-. Negli ultimi 30-40 anni la relazione cruciale tra noi e l’ambiente è stata letteralmente rimossa dal nostro orizzonte culturale in nome e per conto di altri interessi più ‘seduttivi’ che, a viva forza, sono entrati nel nostro immaginario”.


EXIT. Strategie per uscire dalla morsa dei consumi di suolo

Strategia#1. Cinture verdi o Green Belt
È forse la più antica forma di controllo dell’espansione urbana. L’idea è semplicissima e prevede di circondare la città esistente con una fascia verde profonda alcuni chilometri.

Strategia#2. Vietato oltrepassare questa linea! – Urban Boundaries (UB)
Una delle più diffuse soluzioni consiste nel disegno di un limite fittizio, deciso a tavolino e riportato su mappa, oltre il quale la città non va

Strategia#3. La cifra del limite
Il suolo si può tutelare anche fissando un limite numerico non superabile. Si tratta di stabilire un valore massimo riferito a una scala opportuna e nell’unità di tempo (ora, giorno, anno), questo tetto deve sfumare progressivamente verso lo zero in un certo periodo.

Strategia#4. Incentivi, e politiche fiscali (ma solo per rigenerare!)
La regolazione fiscale è invocata da tanti come una delle prime strategie da implementare. Per semplicità qui raccogliamo sotto di essa gli incentivi, le tasse e gli scambi di diritti edificatori (attraverso la perequazione).

Strategia#5. Un programma nazionale di acquisto di aree (e di non svendita!)
L’acquisto dei terreni edificabili da parte di un soggetto pubblico o gli incentivi alla cessione da parte del soggetto privato – così da preservarli dal consumo di suolo – è una strategia che vanta varie esperienze internazionali.

Strategia#6. Densificare, addensare, compattare…
Una cosa su tutte dovrebbe essere chiara: la città a bassa densità, con poche case ed abitanti per superficie, è il problema dei problemi per suolo paesaggio e ambiente: la più inefficiente delle forme urbane e anche la più costosa per i cittadini, un modello di città che è diventato patologico.

Strategia#7. Stop alla frammentazione amministrativa e all’individualismo decisionale
Frammentazione e polverizzazione amministrative sono ritenuti uno dei fenomeni di moltiplicazione dei consumi di suolo e di amplificazione delle discontinuità tra realtà confinanti.

Strategia#8. Evita e riduci (impatti), mitiga e compensa (ecologicamente)
La strada della tutela del suolo ha incrociato in Germania quella della contabilizzazione ecologica locale (okökonto) di cui abbiamo ampiamente parlato in Compensazione ecologica preventiva (Pileri, 2007).

Strategia delle strategie. Il diritto di conoscere e reagire per non perdere terreno
Un filo rosso attraversa le strategie citate e attinte da Paesi esteri, e conviene ribadirlo: è la volontà politica che le ha proposte e formalizzate attraverso leggi, piani, finanziamenti e così via.
Questo ci insegna che la politica può e deve fare la differenza.



“Che cosa c’è sotto. Il suolo, i suoi segreti, le ragioni per difenderlo”, 160 pagine, 12,50 euro (Altreconomia). Da aprile in libreria, nelle botteghe del commercio equo e solidale

Paolo Pileri (Milano, 1967) è professore associato di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Da sempre si occupa della “questione ambientale”, in particolare di analisi critica dei consumi di suolo, politiche di contenimento urbano e alternative all’attuale modello di sviluppo, come il progetto VENTO, dorsale cicloturistica VENenezia-TOrino (progetto.vento polimi.it).


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