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Art&Finance: “Via Paisiello” di Armando Spadini (Scheda di lettura)

Oggetto: Quadro

Autore: Spadini Armando

Titolo: Via Paisiello

Data o periodo di realizzazione: 1919

Dimensioni: 40,5 x 60 cm

Luogo di conservazione: Galleria d’Arte Moderna di Milano ospite della collezione Grassi, donata da Neda Grassi Mieli nel 1960.

Materiali: Tela

Tecnica: Pittura ad olio

Iconografia: Genere pittorico: paesaggistico/urbanistico. L’opera cattura uno scorcio di una strada di Roma. Elementi del paesaggio: strada; prato; albero; cielo; nuvola. Elementi architettonici: palazzo. Urbanistica: cantiere. Animali: cavallo.

COME. Opera

Stile: Le pennellate generose, delicate e brillanti con cui è stata realizzata l’opera, riflettono a tratti l’influenza dell’impressionismo di Renoir, che l’artista personalizza conferendogli una chiave di lettura intimista.

Linguaggio: In maniera poetica, Spadini rappresenta su tela un angolo urbanistico di Roma. Attraverso l’applicazione uniforme del colore, il pittore riesce a mettere in evidenza la facciata dell’edificio centrale (un ex convento, in cui risiedeva – all’epoca in cui è stata realizzata l’opera – il pittore, scultore e scenografo torinese, Giacomo Balla). Di forma rettangolare, l’opera è stata realizzata in orizzontale, offrendo una inquadratura tradizionale del paesaggio rappresentato. Per quanto concerne l’organizzazione dello spazio, la larga strada percorre obliquamente la tela. Nella parte superiore, lo spazio è organizzato geometricamente dalle fughe degli edifici. Sui colori chiari usati per realizzare il dipinto spiccano gli ocra e i bruni. In basso, per la rappresentazione della vegetazione, si può notare l’uso di qualche pennellata di verde. Invece, spostando lo sguardo in alto verso il cielo dipinto, tra le nuvole bianche, si intravedono sfumature cerulee.

Iconologia: L’opera cattura una veduta urbana di Via Paisiello, situata nel cosiddetto quartiere romano dei “Musicisti”, com’era nei primi del Novecento. Un paesaggio che – come anticipa lo stesso cantiere rappresentato nell’opera – cambia il suo volto già nel 1926, quando il palazzo centrale (un ex convento) viene demolito per l’edificazione di nuove abitazioni. Per questo, il dipinto diventa anche una testimonianza, acquista una valenza di fonte documentale (urbanistica) di quegli anni.

CHI. Artista

Biografia: Spadini Armando – Pittore (Firenze 1883Roma 1925). Nato a Poggio a Cajano (Firenze) il 29 luglio 1883 – in via della Chiesa n. 51, nel quartiere di San Frediano –, dopo una prima formazione come apprendista nella fabbrica di terrecotte e maioliche artistiche di Jafet Torelli, Spadini decise di iscriversi alla scuola professionale di Santa Croce, sezione di Decorazione ceramista. Successivamente, frequentò la Scuola Libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti. Qui conobbe Ardengo Soffici. Attraverso Adolfo De Carolis, titolare della cattedra di Ornato all’Accademia di Belle Arti, conobbe gli intellettuali Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini e Emilio Cecchi. Grazie al loro incontro, dal 1903 al 1906, instaurò una collaborazione con le riviste Leonardo e Hermes, realizzando per tali pubblicazioni xilografie e acqueforti di ispirazione liberty. Nel 1910, dopo aver vinto il concorso per il Pensionato Artistico Nazionale, si stabilì a Roma. Inizia così la sua produzione di opere raffiguranti diversi scorci della Capitale. Qualche anno dopo (a partire dal 1920), decise di dedicarsi alla raffigurazione di scene di vita familiare. Nel 1913 prese parte alla Prima Esposizione internazionale della Secessione, esperienza che replicò anche nelle edizioni successive. In occasione della quarta edizione, il Comune di Roma decise di acquistare una sua opera (1916). Nel 1922 prese parte alla Primaverile Fiorentina esponendo tre dipinti – Ritratto di bambina, Paese e Bovi nella stalla – insieme al gruppo di Valori plastici, che così iniziò a smorzare le ostilità che erano sorte nei confronti del pittore, considerato dagli artisti del gruppo un conservatore.

L’anno seguente prese parte all’Esposizione italiana di Belle Arti a Buenos Aires. Tuttavia, è la sala personale riservatagli nell’ambito XIV Esposizione Internazionale d’arte della città di Venezia del 1924 a suggellare la sua consacrazione come pittore. Muore a Roma il 31 maggio 1925.

Fra le sue opere più celebri si segnalano: Ritratto della madre (1906); Ritratto della figlia Maria; Bambina tra i fiori (1914); Bimbi al sole (1915); Mattino (1918); Anna che legge (1918) (tutti facenti parte della collezione dell’avv. Emanuele Piano di Roma); Torso di donna (1909) (appartenente ad Alberto Figueroa di Buenos Aires); Il libro (1912); Mamma e bambino (1913); Paese; Il libro; Ritratto della signora Signorelli con la figlia; Il sonaglio; Il giardino del lago; L’autoritratto; A Villa Borghese (1913) (del dott. Angelo Signorelli di Roma); Ragazzi che studiano (1918); Piccoli pescatori (1922) e Ritratto della moglie (collezione dell’avvocato Renato Gualino di Torino); Ritratto della fidanzata (presente nella raccolta del grand’uff. Ambrogio Molteni di Milano); Alberi a primavera e Paese (collezione dell’avv. Ghiglione a Milano); Bambini e pesci; Bambini e fiori; Il bricco del caffè (raccolta del sen. Olindo Malagodi a Roma); La famiglia del pittore De Carolis e Bambino in culla (custoditi nella Galleria d’Arte Moderna “Ricci-Oddi” di Piacenza).

Profilo artistico-culturale: Cresciuto in un contesto culturale in fermento – nella Firenze dei primi del Novecento – artisticamente si trova con un piede nella tradizione e con lo sguardo proiettato verso il futuro. Estimatore della pittura impressionista di Renoir che ne influenzò a tratti la sua espressione artistica, al punto tale da essere definito da alcuni il “Renoir italiano”. Non mancò di studiare l’arte del Rinascimento italiano, la pittura spagnola e Goya in particolare. Si soffermò anche sulla pittura del XVI e del XVII secolo, a cui attinse negli ultimi anni della sua produzione artistica (dal 1920) per la realizzazione delle sue scene “di genere”. Amante del colore, delle trasparenze e della luminosità, la sua attrazione per il vero lo portarono a sviluppare un personale naturalismo quasi intimista.

Rapporti con altri artisti: Nel corso della sua vita importanti furono gli incontri con personalità di spicco dell’ambiente culturale fiorentino, romano e non solo. Fondamentali per la sua carriera furono i sodalizi con gli intellettuali Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini e Emilio Cecchi. Grazie alla promozione di quest’ultimo come redattore de La Tribuna, Spadini iniziò a frequentare il mondo artistico romano che ruotava attorno al Caffè Aragno. Controverso, invece, il rapporto con il gruppo di Valori plastici che l’osteggiò fino ai primi degli anni ’20, riconoscendogli i giusti meriti solo dopo la XIV Esposizione Internazionale d’arte di Venezia (1924).

PERCHÈ. Artista

Motivazioni: Gli inizi da giovane come apprendista nella fabbrica di terrecotte e maioliche artistiche di Jafet Torelli a Firenze, oltre a far nascere in lui l’amore per l’arte e la pittura, gli fecero prendere coscienza delle sue doti ed inclinazioni artistiche. Passione che venne favorita dall’humus culturale fiorentino dei primi del Novecento. 

Funzioni dell’opera: Illustratore della rivista Leonardo, per cui realizzò xilografie e acqueforti. Nel 1905 realizzò per Papini il frontespizio de Il Crepuscolo dei Filosofi. Molte delle sue opere furono acquistate dal Senatore Olindo Malagodi che, nel 1921, acquistò parte delle sue opere in cambio di un vitalizio di tremila lire al mese. Un opera del 1906 venne acquistata dal Comune di Roma.

 

DOVE. Contesto

Aderenza ad una scuola: Scuola Romana.

Luogo geografico: Vedute urbanistiche di Roma.

QUANDO. Contesto

Situazione storico-artistica: Nato nel 1883, cresce a cavallo tra i due secoli, in un ambiente intellettualmente vivace, anche se condizionato dagli eventi legati alla Prima Guerra Mondiale. Visse per molto tempo in ristrettezze economiche, da cui si risollevò a partire dagli anni ’20.

Sviluppo scientifico-tecnologico: La sua arte evidenzia uno sviluppo scientifico-tecnologico adeguato al contesto storico-sociale in cui è vissuto.

Rosy Merola

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.