Storia&Tradizione

Cilento, quelle foglie d’ulivo, quel segno ancestrale che rievoca una tradizione scolpita nella memoria

(ph Rosy Merola)

 

Quel segno ancestrale che rievoca una tradizione scolpita nella memoria, quel ‘marchio’ di una civiltà che a volte si crede perduro, emerge invece con tutto il suo carico simbolico. La Domenica delle Palme, i ramoscelli d’ulivo sono posti tra le mura domestiche ma non solo. Il contadino conserva qualche ramo da riporre nelle vigne a protezione del raccolto. Un segno di buon auspicio che rimane impresso e tangibile. Così quando è il momento di accendere il forno sai bene che la tradizione non muore. La ‘pizza chiena’ – in Cilento – è fra le preparazione cardine delle festività pasquali. L’impasto è composto da farina, acqua, olio, sale e i ‘segreti di famiglia’ mentre il ripieno custodisce la parte ‘corposa della dispensa’: salumi come pancetta e guanciale, formaggi e uova. Si consuma il Giovedì Santo e alla Pasqua stessa; al Venerdì (giorno in cui non si consumano le carni) si riserva la ‘pizza cu l’erva’. Al di là della preparazione e dei suoi sapori, rimane affascinante quel piccolo e irrinunciabile rituale: si pongono sulla ‘pizza chiena’ quelle ‘foglie d’ulivo benedette’ affinché sia l’augurio di una serena Pasqua e soprattutto di ‘campi ricchi e maturi’. Gesti apparentemente muti e sordi che in realtà sono ‘vivi e parlanti’ nel cuore di tanti di noi.

 

Giuseppe Conte