Cilento, quelle foglie d’ulivo, quel segno ancestrale che rievoca una tradizione scolpita nella memoria
Quel segno ancestrale che rievoca una tradizione scolpita nella memoria, quel ‘marchio’ di una civiltà che a volte si crede perduro, emerge invece con tutto il suo carico simbolico. La Domenica delle Palme, i ramoscelli d’ulivo sono posti tra le mura domestiche ma non solo. Il contadino conserva qualche ramo da riporre nelle vigne a protezione del raccolto. Un segno di buon auspicio che rimane impresso e tangibile. Così quando è il momento di accendere il forno sai bene che la tradizione non muore. La ‘pizza chiena’ – in Cilento – è fra le preparazione cardine delle festività pasquali. L’impasto è composto da farina, acqua, olio, sale e i ‘segreti di famiglia’ mentre il ripieno custodisce la parte ‘corposa della dispensa’: salumi come pancetta e guanciale, formaggi e uova. Si consuma il Giovedì Santo e alla Pasqua stessa; al Venerdì (giorno in cui non si consumano le carni) si riserva la ‘pizza cu l’erva’. Al di là della preparazione e dei suoi sapori, rimane affascinante quel piccolo e irrinunciabile rituale: si pongono sulla ‘pizza chiena’ quelle ‘foglie d’ulivo benedette’ affinché sia l’augurio di una serena Pasqua e soprattutto di ‘campi ricchi e maturi’. Gesti apparentemente muti e sordi che in realtà sono ‘vivi e parlanti’ nel cuore di tanti di noi.
Giuseppe Conte