Politica

Cilento, seconda ASL a Sud di Salerno o ospedale unico del Parco? Confronto tra i Sindaci

(Ph: Rosy Merola)

 

 

Pellare (SA), 9 dicembre 2019 – “La Sanità in area Parco: problemi, prospettive ed iniziative”: questo il quarto punto all’ordine del giorno della riunione della Comunità del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, svoltasi lo scorso 9 dicembre 2019 nell’Antica Chiesa di San Bartolomeo di Pellare frazione di Moio della Civitella. Argomento spinoso su cui sono emerse posizioni divergenti tra i sindaci dell’area Parco. Soprattutto quando i presenti si sono soffermati sulla richiesta presentata in Regione di riavere una seconda ASL nei territori a sud di Salerno. Un confronto acceso che ha spostato l’asse della discussione verso la proposta di un ospedale unico del Parco, in alternativa alla richiesta di ripristinare nuovamente l’ASL nel comprensorio cilentano.

Carmine Laurito: «La proposta di una Seconda ASL a sud della provincia di Salerno non è un capriccio» – In particolare, tra i sindaci a sostegno di una seconda ASL si è schierato il primo cittadino di Cannalonga, il dott. Carmine Laurito: «Comunicare all’assemblea della Comunità del Parco i risultati derivanti dagli incontri istituzionali che abbiamo avuto prima in Regione con la Commissione Sanità e poi con il direttore generale, non è possibile perché non ce ne sono. A Napoli non siamo stati presi sul serio quando abbiamo proposto la seconda Asl a sud della provincia di Salerno. Quest’ultima, non è legata a un capriccio. Ma se è vero che oggi la sanità campana esce dal commissariamento, rimane il fatto che gli ospedali a sud della provincia di Salerno sono in sofferenza. Hanno delle criticità evidenti. Sull’urgenza non si ragiona con i programmi. Si agisce assumendo posizioni precise, rapide. Immediate. A tal riguardo se, ad esempio, l’ospedale di Nocera ha in organico 15 neurochirurghi, perché l’ospedale di Vallo ne deve tenere tre? Perché non è possibile trasferire con un provvedimento urgente alcuni di loro al fine di fargli fare dei turni a Vallo? In presenza di un’unica ASL ci deve essere un interscambio del personale altrimenti non ha senso. Alla luce di ciò, a maggior ragione ha senso rivendicare una seconda ASL a sud di Salerno. Perché è l’unico modo che, eventualmente, può dare la possibilità agli ospedali di quest’area di poter esistere e di poter assicurare l’urgenza. Perché stiamo arrivando al punto di non poter più salvare i pazienti. Quando un ospedale non riesce ad intervenire in urgenza, per trattare le emergenze e non la routine, significa che non c’è più nulla da dire. Su questo i vertici sono totalmente latitanti. Ciò che era nelle nostre possibilità noi lo abbiamo fatto. Tuttavia, penso che non ci possiamo arrendere su una questione fondamentale come è quella della sanità pubblica. Secondo me, se tutti quanti insieme riusciamo a presentare un unico progetto, un’unica richiesta, in Regione non possono non ascoltarci. Perché questo è un territorio che non può essere gestito da una unica testa. Perché noi non abbiamo nulla a che vedere con la ospedalità da Eboli, Battipaglia, Salerno, Sarno e così via. È un’altra terra, un altro territorio, un’altra gestione.»

Franco Alfieri: «Non sono per la seconda ASL, ma sono per un ospedale unico del Parco» – Posizione diametralmente opposta è quella del sindaco di Capaccio, Franco Alfieri (su cui convergono diversi sindaci dell’area Parco): «Io non sono tra quelli affascinati dalla seconda ASL a sud della provincia di Salerno. Credo che però ci sia un problema di servizi e, soprattutto, d’emergenza. Problemi che sono sotto gli occhi di tutti per quanto riguarda gli ospedali a sud, che sono quelli maggiormente penalizzati. Forse, però, ci sono delle novità. La proposta che stata presentata in Commissione Sanità Campania (la seconda ASL, n. d. r.) non è stata presa sul serio, perché non ci sono speranze. Non bisogna insistere sulle cose impossibile. Neppure credo che la seconda ASL sia la soluzione ai problemi che abbiamo sul territorio. Noi abbiamo bisogno di medici e di servizi. Bisogna pretenderli e rivendicarli, alla Direzione Generale e alla Regione. Per uscire dal commissariamento, probabilmente, abbiamo pagato noi il prezzo più alto come aria periferica. Se vogliamo entrare nel merito di chi – nel nostro territorio – ha pagato il prezzo più alto, ricordo che l’unico ospedale che è stato chiuso è quello di Agropoli. Voi domandate: “Dov’erano i sindaci quando hanno chiuso l’ASL?”, io vorrei dire: dov’erano quando hanno chiuso un ospedale. In quel caso, non fu una questione legata al risanamento. Fu una questione politica. Tuttavia, inutile fare questi discorsi ora. Non è con la seconda ASL che si risolvono i problemi di pianificazione dei servizi sanitari a sud di Salerno. Come già detto, io non sono per la seconda ASL, ma sono per un ospedale unico del Parco. Quest’ultimo rappresenterebbe una risposta sanitaria totale in termini di emergenza, di specialità e di oncologia, attraverso i 5 ospedali operanti sul territorio. Ê ciò che dobbiamo chiedere ed è una cosa possibile. Se, invece, andiamo a chiedere una seconda ASL, per me facciamo un buco nell’acqua. Soprattutto dobbiamo concretizzare le proposte ed essere chiari e netti rispetto alle cose che vogliamo. Chiedere una seconda ASL significa chiedere un altro centro amministrativo. Un centro di potere, se pensiamo a come era una volta l’ASL che avevamo qui (a questo punto qualcuno dei presenti ha domandato: “Perché, adesso che cos’è?”, n. d. r.). Mentre noi discutiamo di una eventuale seconda ASL perdiamo di vista i problemi pratici. Invece, attraverso un ospedale unico del Parco si può individuare la proposta sanitaria a questo territorio. Dobbiamo agire non chiedendo burocrazia (seconda ASL), ma servizi. La seconda ASL non è la risposta adeguata alle esigenze del territorio cilentano».

Rosy Merola

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.