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Claudia Casali, Stili di vita europei nella ceramica

 Servizio da tè e cena, Fabbrica M.S., Kuznetsov Procellana and Faience, Riga, Impero Russo, 1887/1915, porcellana, Museo della Porcellana di Riga Tea  and dinner Set, M.S. Factory, Kuznetsov Procellana and Faience, 1887/1915, Riga, Runssian Empire, porcelain, h. 15.5 cm D 23.6 cm (fruit bowl), The Riga porcelain Museum Photo di Gvido Kajons

Servizio da tè e cena, Fabbrica M.S., Kuznetsov Procellana and Faience, Riga, Impero Russo, 1887/1915, porcellana, porcelain, h. 15.5 cm D 23.6 cm (fruit bowl), Museo della Porcellana di Riga. Photo di Gvido Kajons

Un progetto europeo offre sempre l’opportunità di un confronto e di una condivisione di saperi. La mostra European Cultural lifestyle in ceramics ha il merito di far dialogare attorno ad un tema comune diverse realtà museali che corrispondono a differenti culture e tradizioni ceramiche. Ciascun Museo si è impegnato a valutare e ad analizzare il portato della ceramica nella vita di ogni nazione attraverso i secoli di massima diffusione ovvero dal 1600 ai giorni nostri. Ciascun territorio esprime una propria tipologia, un proprio gusto, una propria arte che nei secoli ha modificato il proprio orientamento, guardando alle novità e alle necessità di ciascuna epoca. La ceramica è infatti lo specchio di ogni società e rappresenta lo stile di vita di ciascuna nazione.

Per ogni secolo sono stati scelti pezzi rappresentativi ad illustrare una storia non solo ceramica ma ricca anche di spunti socio-antropologici. “Leggere” l’evoluzione dei manufatti in termini di forme, decorazioni, funzionalità significa comprendere il progresso, il miglioramento, la crescita di una Nazione.

Il periodo barocco significa soprattutto per l’Italia la continua trasformazione avvenuta con i “bianchi di Faenza” in termini di nuove forme e di decori più sobri, accanto a ricerche sugli smalti tali da divenire un riferimento unico per tutta l’Europa. Le forme dei metalli vengono mutuate dalla ceramica e lo splendore del bianco sostituisce la brillantezza dell’argento. La vera rivoluzione dei “bianchi” di Faenza è la loro diffusione non solo nazionale ma europea. La tavola diventa magniloquente, i servizi si adattano a nuove funzionalità anche solo scenografiche, vengono introdotti nuovi codici stilistici a livello di arredo e gusto del convivio, a volte anche troppo fastoso. La prevalenza della pittura su piastrella caratterizza il barocco spagnolo: diffusa già in epoca medievale, tale tendenza trova nella produzione valenciana un grande centro di diffusione e di sperimentazione, recepito inevitabilmente dai territori di tradizione ceramica italiani (cfr. soprattutto la Liguria). Ma la Spagna, già prima dell’epoca barocca, è un territorio ricco di contaminazioni, di assimilazione e diffusione in tutta Europa delle correnti provenienti dal nuovo mondo (l’America) ma soprattutto dal nord-Africa, con i “riflessi” e le luminescenze della cultura islamica.

Il baricentro nel XVIII secolo si sposta in Germania. L’altra vera rivoluzione è sicuramente la scoperta anche da parte dell’Europa del segreto della porcellana dura, ad opera dell’alchimista Johan Friedrich Böttger a Meissen nel 1708. In breve tempo la porcellana si afferma in numerosi centri di produzione (Sèvres, Limoges, Vienna, Venezia, Doccia, Capodimonte, la Boemia, etc.), sviluppatisi soprattutto nel XIX secolo, che adottano questa novità: la purezza della porcellana, il suo senso diafano, l’eleganza delle forme applicate anche alla piccola plastica, sono innovazioni importanti in un’ottica di rinnovamento di un gusto e rappresentano una vera e propria svolta nella rappresentazione degli oggetti per l’ambiente quotidiano. L’inserimento di nuovi alimenti e di nuove bevande provenienti dai paesi extra-europei e dalle colonie porta alla realizzazione di nuovi oggetti per la tavola: il tè, la cioccolata, il caffè divengono nuovi status symbol per una quotidianità anche mondana.

Il XIX secolo vive diverse attitudini legate da un lato a rifacimenti di gusto storicistico e orientaleggiante, dall’altro l’impiego di pitture su superfici, dipinti che anticipano l’uso moderno della fotografia (soprattutto in termini di ritratti). Le cineserie erano già presenti nella produzione europea nel XVII secolo; le giapponeserie si sviluppano come gusto dalla seconda metà del XIX secolo, quando la presenza giapponese in Europa diviene elemento costante delle grandi Esposizioni Internazionali già a partire dal 1862, e successivamente grazie all’apertura dei confini effettuata dall’illuminato governo Meiji (1868-1912). Diffuse sono inoltre, soprattutto in Italia, le derivazioni stilistiche neo rinascimentali che grande apprezzamento avranno soprattutto sul mercato anglosassone. Il revival rococò si diffonde nella produzione ceramica boema con chiare ascendenze francesi. Nuovi materiali invadono la produzione di manufatti d’uso, come la terraglia, proveniente dalla Gran Bretagna, che si diffonde in tutta Europa abbellendo le tavole comuni.

La prima parte del XX secolo, grazie all’eco delle Esposizioni Internazionali, vede la presenza condivisa di stili “universalmente” riconosciuti e diffusi come l’Art Nouveau (che diviene Jugend in Germania, Secession in Austria, Liberty in Italia, Modern Style in Gran Bretagna, Style Horta in Belgio, Modernismo in Spagna), un tripudio di forme floreali e femminili che invadono tutte le arti (moda, pittura, scultura, architettura, arti decorative), e il gusto déco, diffusosi dopo l’Esposizione di Parigi del 1925. La ceramica diviene elemento di arredo anche per i rivestimenti parietali delle facciate delle architetture, dei sontuosi palazzi (fig.), dei mobili. Dagli anni ’30 la ceramica diviene anche “scultura”, con il coinvolgimento di grandi artisti, e si avviano i primi esempi di “design”, attraverso le scuole di arti applicate (come il Bauhaus e la estone State School of Arts and Crafts) e le grandi manifatture. Non è da dimenticare in Italia il ruolo dell’architetto Gio Ponti per la Richard Ginori, per ciò che riguarda una vera e propria educazione al gusto realizzata attraverso le riviste di architettura come “Domus”. Pratica questa applicata nel secondo dopoguerra anche in Germania, ad esempio, dalla Rosenthal, in grado di coinvolgere artisti, designer, architetti provenienti da tutto il mondo per progettare servizi e multipli per una produzione aggiornata e attuale della casa moderna. Il gusto della tavola moderna passa attraverso arredi studiati per la loro funzionalità, la loro espressività artistica, il loro essere parte di una nuova convivialità.

Nel secondo dopoguerra in Europa si diffonde largamente l’utilizzo della piastrella industriale per l’igiene della casa, nella cucina e nel bagno. Questa sarà una vera e propria rivoluzione che comporterà un livello più equo e salutare delle nuove abitazioni moderne, nei nuovi agglomerati di appartamenti residenziali dei grandi centri cittadini, ricostruiti dopo i bombardamenti della grande guerra.

La ceramica cerca di entrare nella quotidiana contemporaneità attraverso nuove forme (legate anche ad un discorso artistico), nuove funzionalità e nuove ricerche. Oggi la produzione ceramica coinvolge la sfera della medicina con le ricerche biomedicali applicate alla salute, la sfera della pratica quotidianità con l’applicazione in campo elettro-tecnico e meccanico. Le tante ricerche diffuse in tutto il mondo e le varie applicazioni mostrano oggi la grande duttilità di questo linguaggio che da millenni partecipa della vita di ogni popolo, con la grande capacità di adattarsi alle esigenze e ai gusti che gli stili di vita impongono.

Questo breve excursus ha inteso fornire alcune elementi di lettura della complessità di questa esposizione, frutto del lavoro di tanti colleghi che hanno recepito con grande professionalità lo spirito collaborativo di base. Un ringraziamento fondamentale va a tutti i partner che hanno variamente contribuito a questo risultato che sarà visibile in ben sei sedi espositive.

Un ringraziamento particolare va a Monica Gori e a Jana Gobel per il prezioso lavoro di coordinamento di tutte le azioni, senza il quale questa mostra e questo catalogo non potevano essere realizzati.

Claudia Casali