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Investimenti in arte, “Ri-belliamoci”: Torniamo al bello!

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L’espressione coniata da Alessandro Bergonzoni (anche se nata per altre finalità): “Ribelliamoci, torniamo al bello. Ri-bello. Rivoglio il bello!”, si sposa bene con i risultati dell’ultima indagine condotta da Nomisma in collaborazione con l’Universita’ Lum Jean Monnet, secondo cui le opere d’arte sono diventate un vero e proprio ‘bene rifugio’, ritenute piu’ redditizie del bene rifugio per eccellenza, ovverosia l’oro.

In particolare, per ‘bene rifugio’ s’intende quel complesso d’investimenti che vengono effettuati nei momenti di instabilità economica, in quanto conservano nel tempo il loro valore e, allo stesso tempo, tendenzialmente consentono anche un buon margine di guadagno sul lungo periodo. Sono ritenuti tali: oro, diamanti, immobili, valute, opere d’arte.

In merito a quest’ultimo caso, secondo il citato studio di Nomisma (fonte Adnkronos), “l’andamento del mercato dell’arte negli ultimi anni, il tasso di rendimento annuo del contemporaneo si è attestato sul 4,65%. Superando le rendite di un’abitazione acquistata in una grande città (si vede che su di essi hanno inciso negativamente la crisi dei mutui, da un parte, e l’introduzione dell’Imu), di un investimento azionario e addirittura dell’oro che si attesta sul 4,06%”.

In pratica, in questo periodo in cui la crisi economica non accenna ad allentare la presa, acquistare un opera d’arte risulta essere un investimento migliore rispetto a quello del mattone (tanto caro agl’italiani). Infatti, pur dovendo evidenziare che si tratta, comunque, di un investimento a bassissima liquidità, il quale diventa redditizio su tempi lunghi (15-20 anni), le opere d’arte sono dei beni in grado di garantire un rendimento stabile nel corso dell’anno senza subire gli effetti negativi dell’inflazione. Inoltre, il suddetto studio sottolinea, altresì, che i prezzi delle opere d’arte sono rimasti invariati. In particolare, un po’ più in sofferenza è risultato essere il mercato dell’arte moderna, dove le vendite, nella seconda parte del 2011, hanno visto una flessione del 12%. Tuttavia, conclude lo studio, sia per l’arte moderna che per quella contemporanea, i prezzi dovrebbero restare invariati.

Ed è proprio la “stabilità del valore” nel tempo uno dei punti di forza di questa tipologia d’investimenti, che sono definiti:

  • Irrazionali: questo è dovuto al fatto che l’unicità delle opere e il loro valore estetico provocano un piacere non facilmente soggetto a valutazione.
  • Alternativi: poichè presentano una specifica combinazione di rendimento/rischio (in particolare ad elevato rendimento corrisponde elevato rischio e ridotta liquidità).

Inoltre, tra gli altri vantaggi riconosciuti ad un’opera d’arte:

  • È un bene ‘fruibile’: nel senso che rispetto a ogni altra forma di investimento tradizionale, l’arte consente al detentore di fruire esteticamente dell’opera.
  • È redditivo, in quanto consente di realizzare nel tempo rendimenti molto elevati.
  • Consente la diversificazione del rischio del portafoglio dell’investitore.
  • Vantaggi fiscali:
  • Privati, in caso di investimento in opere d’arte, non sono tenuti a corrispondere all’Erario il pagamento di tasse sul Capital Gain in caso di plusvalenza dalla compravendita di opere d’arte. In altri termini, se si aquista, con regolare fattura, un’opera a 100 euro e, dopo un po’ di tempo, lo si rivende a 1000 euro, nulla è dovuto allo Stato. Inoltre, altro aspetto importante da non sottovalutare, sulle opere d’arte non vengono mai applicate le tasse di successione, nemmeno se il capitale ereditato supera la soglia di non tassabilità. Allo stesso modo, il possesso delle opere, a differenza di quello dei beni immobiliari (per cui ad esempio occorre pagare l’Imu, oppure la tassa sui rifiuti e così via), non implica il pagamento di nessuna tassa, nè alcuna denuncia nella dichiarazione dei redditi.
  • Per le imprese: al fine della defiscalizzazione, occorre far riferimento a due principi (www.artantide.com): il concorso alla produzione di reddito e il deprezzamento nel tempo del bene acquisito. In sostanza, nel caso in cui l’opera concorra alla produzione di reddito, può essere risparmiata l’IVA. Perchè ciò avvenga, è necessario che l’opera d’arte concorrera a migliorare l’immagine aziendale (o perché utilizzata nei propri uffici o sale di rappresentanza, o perché utilizzata a scopi pubblicitari o per entrambi). Invece, per quanto concerne il deprezzamento nel tempo, questo determina l’eventuale piano di ammortamento per il risparmio fiscale. In base alle aspettative di mercato, l’opera non si deprezza affatto, anzi tende ad accrescere il suo valore. Nonostante ciò, dato che non esiste una voce specifica, dedicata alle opere d’arte, nel testo unico della legge sul fisco, ciascuna impresa è libera di operare secondo le direttive del proprio fiscalista. In generale, le opere d’arte vengono paragonate agli elementi d’arredo e quindi ammortate in 5 anni. Invece, nel caso di progetti con opere destinate alla pubblicità (sempre secondo quanto sottolineato da artantide.com), si può procedere ad un piano d’ammortamento diverso e pianificato sulla base della durata dei benefici previsti dall’operazione pubblicitaria (ad esempio 3 o 5 anni). Infine, se l’acquisto dell’opera d’arte viene ritenuto un investimento vero e proprio, in questo caso, non è previsto nessun piano di ammortamento e l’opera contribuisce a determinare il patrimonio aziendale (le suddette indicazioni non sono valide per le opere d’arte storiche – con più di 50 anni- e ai beni d’antiquariato).
  • Per i liberi professionisti: sono a disposizione due opzioni; la prima è che essi agiscano come studio (questo consente di essere considerati, a tutti gli effetti, una società con partita IVA). In questo modo valgono le indicazioni sopraindicate per le imprese. La seconda opzione è invece quella di operare direttamente. A tal proposito, il testo unico della legge sul fisco prevede per i professionisti la possibilità di portare a costo l’acquisto di opere d’arte fino all’1% del proprio fatturato annuale (l’ammontare delle parcelle emesse). Così, il professionista che acquista opere entro questo valore, può risparmiare una percentuale pari alla propria aliquota fiscale (che può variare da circa il 25% fino a circa il 40%). In questo caso, l’IVA non può essere recuperata, tuttavia occorre evidenziare che le opere d’arte sono soggette ad un’aliquota ridotta.

Tutto ciò concorre, quindi, a spiegare il perché si decide d’investire in arte. Attualmente, grazie alle quotazioni delle aste molto elevate, il mercato offre buone possibilità di investimento redditizio. Tuttavia, per effettuare la scelta opportuna e di qualità bisogna essere esperti, oppure rivolgersi ad un esperto in materia (critico d’arte, art advisor e simili). Questo perchè, le uniche deputate a sancire ufficialmente i valori degli artisiti sono le aste nazionali e internazionali. Infatti, nel mercato dell’arte, queste svolgono un ruolo paragonabile a quello delle Borse nei mercati finaziari: incrociano domanda e offerta in cambio di una commissione, cercando di individuare il modo e il momento giusto per massimizzare l’investimento. Inoltre, i prezzi battuti, vengono registrati in banche dati, in modo tale da fornire alla fine la quotazione degli artisti. Alcuni, applicando gli strumenti che vengono utilizzati nell’ambito dell’analisi tecnica per i titoli quotati in borsa, attraverso le suddette quotazioni (costruendosi appositi indici per i diversi artisti e mercati), basano le loro decisioni d’investimento e/o disinvestimento (decidono quando, secondo le loro analisi, è il momento più opportuno per comprare o vendere).

Infine, questo tipo di investimento si rivolge a chi è dotato di pazienza e non si attende risultati eclatanti nel breve periodo. Infatti, nel caso di un buon investimento, i ricavi cospicui non arrivano prima di 5-10 anni dall’acquisto di un’opera. Naturalmente, il capitale da investire tendenzialmente tende ad aumenta, all’aumentare della notorietà dell’autore dell’opera. Tuttavia, è possibile fare dei buoni investimenti puntando ad artisti che, seppur emergenti, sono già ritenuti “interessanti” sotto questo profilo. In questo modo, si può partire da un investimento di poche migliaia di euro fino ad arrivare per alcune opere di questi artisti a cifre che possono oscillare intorno ai 100.000 euro.

Attualmente, alcuni degli artisti emergenti accreditati dagli esperti del settore sono: Mario Airò, Massimiliano Alioto, Stefano Arienti, Gabriele Arruzzo, Gianfranco Asveri, Roberto Barni, Matteo Basilé, Alessandro Bazan, Manfredi Beninati, Matteo Bergamasco, Giuseppe Bergomi, Valerio Berruti, Monica Bonvicini, Davide Bramante, Danilo Buccella, Alessandro Busci, Luca Caccioni, Tommaso Cascella, Vincenzo Castella, Aldo Damioli, Marco Cingolani, Roberto Coda Zabetta, Francesco De Grandi, Gianni Dessì, Fulvio Di Piazza, Chiara Dynys, Giulio Durini, Marco Fantini, Giovanni Frangi, Omar Galliani, Daniele Galliano, Alberto Garutti, Laura Giardino, Daniele Girardi, Federico Guida, Massimo Gurnari, Giovanni La Cognata, Luisa Lambri, Enrico Lombardi, Paolo Maggis, Margherita Manzelli, Vittorio Matino, Davide Nido, Giorgio Ortona, Giovanni Ozzola, Robert Pan, Luca Pancrazzi, Alessandro Papetti, Perrone Diego, Marco Petrus, Giorgio Piccaia, Luca Pignatelli, Cristiano Pintaldi, Pietro Roccasalva, Alessandro Roma, Livio Scarpella, Bernardo Siciliano, Marco Tirelli, Cristiano Tassinari, Rainer Vaccari, Giuseppe Veneziano, Luciano Ventrone, Alessandro Verdi, Nicola Verlato, Silvio Wolf, Andrea Zucchi.

Così, ‘ribelliamoci’, unendo l’utile (dato dal rendimento) al dilettevole (dato dalla suindicata ‘fruibilità dell’opera d’arte’), sperando che questo connubio ci conduca “[…] a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati“.

(Stendhal)

 

Rosy Merola – SinergicaMentis

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.