SaluteVoci dal Territorio

Ospedale Roccadaspide (SA), sindaci e popolazione uniti contro la riduzione dei posti letto

13296125_10208371714189390_37234547_n

ROCCADASPIDE (SA), 27 MAGGIO 2016 – Sindaci del comprensorio della Valle del Calore, degli Alburni e dell’Alento uniti per tutelare l’ospedale di Roccadaspide dal depotenziamento previsto dal nuovo Piano Regionale di riorganizzazione della rete ospedaliera. All’ordine del giorno, in particolare, la riduzione di posti letto previsto dal Decreto Commissariale n° 33 del 17 Maggio 2016. Si tratterebbe di un taglio da 70 a 20 posti letto. Una misura che, se attuata, potrebbe comportare la chiusura dei reparti di Chirurgia, Cardiologia, Ortopedia, Lunga Degenza.

WP_20160525_11_06_36_Pro«Ogni volta che c’è da adottare qualche provvedimento, nell’ambito della rete ospedaliera, viene coinvolto l’ospedale di Roccadaspide. Per fortuna, dopo sei anni, siamo ancora qui». Così, il sindaco di Roccadaspide, Girolamo Auricchio, ha aperto la tavola rotonda che si è svolta – il 25 maggio – nell’Aula Magna dell’ospedale rocchese.

Proposta assurda, quella del depotenziamento. Grave non soltanto per Roccadaspide, ma per tutto il territorio. Questo ospedale eroga servizi di eccellenza. È sufficiente andare a vedere i dati evidenziati dal sindaco Auricchio: «Roccadaspide, nel 2014, ha erogato 13.171 prestazioni di Pronto Soccorso, 3.679 ricoveri e un tasso di occupazione posti letto pari al 94,34 per cento. È un ospedale di eccellenza. Non può essere penalizzato».

In particolare, l’anomalia – se così si può definire – sottolineata da Auricchio sta nel fatto che per altri ospedali della Campania sono state previste delle deroghe, cosa che non è accaduta per l’ospedale in questione. In effetti, se si passa in rassegna il Piano ospedaliero è possibile individuare diversi nosocomi che, nonostante eroghino meno servizi e siano vicini ad altri ospedali, sono stati potenziati.

Eppure, come prosegue sempre il sindaco di Roccadaspide: «L’ospedale presenta tutti gli standard qualitativi previsti dal decreto per poter richiedere l’applicazione delle deroghe e far diventare il nosocomio di Roccadaspide, ospedale sede di Pronto Soccorso».

Nello specifico, stando alla bozza licenziata da Joseph Polimeni, commissario ad acta per la Sanità della Regione Campania, i requisiti richiesti affinché un nosocomio sia considerato – secondo le deroghe previste nella rete di emergenza urgenza  – un presidio di base, occorre che questo risieda in una zona disagiata (isole, zone montane ecc), disti almeno a 90 minuti dai centri hub o spoke di riferimento (oppure a 60 minuti dai presidi di pronto soccorso) per i bacini d’utenza inferiore agli 80mila abitanti. Inoltre, come puntualizza sempre il più volte citato decreto, devono essere «dotati di sede di Pronto Soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità ad ampia diffusione territoriale: Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Rianimazione e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità H24 di Radiologia,Laboratorio, Emoteca, nonché di letti di “Osservazione Breve Intensiva».

A tal proposito, il sindaco di Roccadaspide evidenzia che: «In questi anni, dopo l’apertura, siamo riusciti a potenziare il presidio ospedaliero attraverso l’apertura di nuovi reparti, come quello di Lunga Degenza, Ortopedia, UTIC e, inoltre, è in corso il completamento del nuovo Pronto Soccorso».

Infine, Auricchio ha concluso il suo intervento sostenendo che l’amministrazione comunale farà tutto ciò che è in suo potere per scongiurare il taglio di posti letto: «Ci opporremo in tutti i modi. Useremo tutte le carte a nostra disposizione. Tra queste, anche impugnare il decreto davanti al TAR. A giorni prepareremo una relazione tecnica dettagliata da inviare al ministero della Salute e delle Finanze, al fine di chiedere la modifica dell’assetto previsto. Non possiamo essere trattati come cittadini di serie B».

DCIM100MEDIA

WP_20160525_11_22_37_ProAl margine di tale incontro, i sindaci e i rappresentanti territoriali presenti in sala hanno firmato il verbale del tavolo tecnico e politico. Un impegno concreto affinché la Regione possa rivedere tale Piano. Una misura che, ancora una volta, evidenzia la scollatura esistente tra chi decide a Napoli e chi subisce le decisioni, soprattutto in zone quali il Cilento. Segno evidente che in Regione hanno una limitata conoscenza del territorio e delle sue criticità. Basti pensare alla distanza che un utente che risiede in prossimità dell’ospedale di Roccadaspide dovrebbe percorrere – in caso di chiusura – per raggiungere uno dei presidi più prossimi (Battipaglia-Eboli, Vallo della Lucania e via discorrendo), oltre che alle condizioni pessime in cui versano le strade, la viabilità. Una decisione, tra le altre cose, anche inefficiente sotto il profilo economico, visto gli investimenti che sono stati già effettuati per potenziare il nosocomio rocchese. L’ennesimo spreco di soldi pubblici e un danno per l’intera collettività (a causa del venir meno di servizi primari), non solo per Roccadaspide. Uno scenario a cui abbiamo già assistito (non dimentichiamo la chiusura dell’ospedale di Agropoli) e che in maniera coesa dobbiamo scongiurare.

Rosy Merola

https://www.youtube.com/watch?v=DoToCJiy0Lc&feature=youtu.be

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.