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Pil Emilia Romagna in ripresa, Eurosystem investe sul territorio

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BOLOGNA, 15 GIUGNO 2015 – Eurosystem SpA approda a Bologna investendo sulle risorse umane e non solo, è nei progetti oltre alla nuova sede già attiva: rilevare un’azienda del territorio da rivalutare conservando la sua specificità territoriale, tradizione e risorse umane presenti.

Le prime indicazioni per il 2015 segnalano un rafforzamento delle tendenze congiunturali positive per l’economia della regione. Il Pil dell’Emilia Romagna, pressoché stagnante lo scorso anno, potrebbe aumentare a un ritmo di circa l’1%, marginalmente superiore a quello atteso per l’economia italiana (+0,6%). (Fonte Nomisma). Un segno positivo che vede Eurosystem contribuire con i propri progetti sul territorio emiliano romagnolo.

Investire è la parola d’ordine di Eurosystem che ha iniziato il 2015 diventando una SpA e oggi festeggia l’apertura della nuova filiale bolognese in via Zanolini. Un processo complesso iniziato un anno fa grazie anche alla preziosa consulenza della società internazionale PriceWatherhouseCoopers, che ha aiutato l’azienda nella revisione contabile e nella redazione di un business plan triennale certificato.

Come nell’economia italiana, anche in Emilia Romagna la ripresa si sta affacciando. È un percorso graduale che deve fare i conti con le ferite lasciate dalla lunga crisi economica, concretizzatasi in due pesanti cadute recessive nell’arco di sette anni. (Fonte Nomisma)

L’Information Technology semina valore all’interno di un’azienda: contribuisce a raggiungere gli obiettivi strategici, custodisce informazioni vitali. Il compito di Eurosystem è accompagnare le imprese sulla strada del cambiamento, culturale e tecnologico, coltivando assieme progetti IT per la crescita del business.

Ricerca e Sviluppo

L’azienda deve essere sempre in prima linea, specialmente in un settore così dinamico come l’IT, infatti, investe il 7% delle sue risorse in sviluppo e ricerca e collabora con diverse università come Padova, Venezia, Udine, Bologna, Modena e Ferrara.

La nuova filiale bolognese, pur partendo da una logica di presidio quasi esclusivamente commerciale e di supporto alla vendita, in brevissimo tempo svilupperà un nucleo centrale operativo per rispondere direttamente alle esigenze e richieste dei clienti con uno staff tecnico strutturato per tutto il Centro Italia.

Il presidente

“L’obiettivo è quello di arrivare a investire in loco, soprattutto in risorse umane che possano divenire punto di forza dell’azienda grazie alla cultura e al know how che portano con sé – asserisce Gian Nello Piccoli, presidente di Eurosystem – Abbiamo grandi progetti da portare avanti a livello di ricerca e innovazione. Assieme a noi vogliamo far crescere il tessuto locale portando il nostro personale contributo in termini di esperienza nel campo dell’Information Technology e di valori imprenditoriali. Vogliamo intercettare quegli stakeholders che possano aiutarci a far squadra e a creare nuovo lavoro e conoscenza”.

L’Emilia Romagna è una realtà importante che ha sofferto la crisi economica, senza esserne travolta: esistono alcune grandi imprese, che hanno internazionalizzato e vivono sul mercato estero (con una esportazione che va dall’80 al 90%), che fanno da locomotiva ad una miriade di piccole e medie imprese terziste, ‘vagoncini’ a loro volta forti che nutrono il tessuto produttivo territoriale.

Il target privilegiato

Eurosystem SpA si rivolgerà a tutto quel mondo di piccole e medie imprese che per struttura hanno bisogno di un prodotto tecnologico ‘su misura’, creato in base alle loro esigenze e dimensioni. Il Centro Italia ha delle PMI che stanno andando molto bene, ma ci sono anche altre realtà che hanno un prodotto abbastanza maturo e che non riescono ad esportare a causa dei costi elevati di produzione e trasporto, e anche perché hanno una tecnologia obsoleta. A loro bisogna andare incontro ‘culturalmente’, aiutandole a fare il giusto investimento in innovazione. Sul territorio emiliano romagnolo le associazioni, anche quella degli industriali, sono molto attive nel campo della formazione e riescono ad utilizzare adeguatamente i fondi della UE, diffondendo molta cultura imprenditoriale e manageriale.

La stessa Nomisma, uno dei principali istituti privati di ricerca economica a livello nazionale ed europeo, nel 2009, in controtendenza rispetto al momento di crisi, decise di investire in un nuovo sistema informativo scegliendo Eurosystem come partner tecnologico per l’adozione di un software gestionale in grado di automatizzare i processi interni e ottimizzare l’organizzazione del lavoro.

I numeri di Eurosystem

35 anni di attività, 3 sedi aziendali in Italia (Treviso, Bergamo, Bologna), 90 professionisti specializzati interni, 100 collaborazioni esterne, 11 milioni di fatturato annuo, 7% del fatturato investito nella ricerca e sviluppo, 30 partner tecnologici internazionali, più di 1000 clienti attivi. L’azienda offre servizi di consulenza informatica ad ampio spettro focalizzandosi su: software gestionale, business intelligence, CRM (Customer Relationship Management), progetti e servizi per infrastrutture IT (www.eurosystem.it).

 

Situazione economica e prospettive secondo Nomisma

 

Ciclo difficile, ma in graduale ripresa. Come nell’economia italiana, anche in Emilia Romagna la ripresa si sta affacciando. È un percorso graduale che deve fare i conti con le ferite lasciate dalla lunga crisi economica, concretizzatasi in due pesanti cadute recessive nell’arco di sette anni.

Come mostra il recente rapporto sulla regione di Banca d’Italia, la caduta produttiva si è arrestata nel 2014, cedendo però il passo non tanto a una fase di ripresa, quanto a una di stagnazione. Le esportazioni dell’Emila Romagna sono cresciute lo scorso anno in misura significativa, confermando la vocazione internazionale delle imprese localizzate nella regione. Questa spinta è stata, tuttavia, compensata dalle perdurante debolezza della domanda interna, in particolare degli investimenti che hanno sperimentato una nuova flessione nei settori non manifatturieri.

Il ciclo economico ha evidenziato segnali di miglioramento nell’industria, ma con aumenti di fatturato disomogenei tra i settori e tra classi dimensionali. Andamenti migliori hanno prevalentemente contrassegnato le imprese di maggiore dimensione, più orientate all’export, appartenenti ai settori della meccanica e degli autoveicoli. Nell’edilizia, il calo dei prezzi e dei tassi di interesse hanno cominciato a stimolare le compravendite. Il comparto dei servizi ha dovuto fare i conti con una domanda interna ancora debole, che ha colpito soprattutto il commercio al dettaglio.

Le prime indicazioni per il 2015 segnalano un rafforzamento delle tendenze congiunturali positive per l’economia della regione. Il Pil dell’Emila Rimagna, pressoché stagnante lo scorso anno, potrebbe aumentare a un ritmo di circa l’’1%, marginalmente superiore a quello atteso per l’economia italiana (+0,6%). La crescita regionale sarebbe trainata dalla domanda estera, a cui si dovrebbe affiancare un’evoluzione progressivamente più favorevole anche delle componenti di spesa interna. Il processo di recupero si manterrebbe comunque disomogeneo tanto nel comparto delle imprese che in quello delle famiglie, riflettendo le differenze di performance produttiva e le disuguaglianze sociali che si sono aperte nel corso della crisi.

La riduzione del numero di imprese. Il 2014 è stato un altro anno di difficoltà per le imprese. Il numero di quelle attive si è ridotto ulteriormente, scendendo di 5.500 unità tra fine 2013 e fine 2014 (tab. 1). Il grosso della contrazione si è realizzata nell’agricoltura, nelle costruzioni, nel commercio e nell’industria. Flessioni significative, hanno, tuttavia continuato a caratterizzare gran parte dei settori dei servizi rivolti alle imprese e alla persona.

Situazione economica e prospettive secondo Nomisma

 

Ciclo difficile, ma in graduale ripresa. Come nell’economia italiana, anche in Emilia Romagna la ripresa si sta affacciando. È un percorso graduale che deve fare i conti con le ferite lasciate dalla lunga crisi economica, concretizzatasi in due pesanti cadute recessive nell’arco di sette anni.

Come mostra il recente rapporto sulla regione di Banca d’Italia, la caduta produttiva si è arrestata nel 2014, cedendo però il passo non tanto a una fase di ripresa, quanto a una di stagnazione. Le esportazioni dell’Emila Romagna sono cresciute lo scorso anno in misura significativa, confermando la vocazione internazionale delle imprese localizzate nella regione. Questa spinta è stata, tuttavia, compensata dalle perdurante debolezza della domanda interna, in particolare degli investimenti che hanno sperimentato una nuova flessione nei settori non manifatturieri.

Il ciclo economico ha evidenziato segnali di miglioramento nell’industria, ma con aumenti di fatturato disomogenei tra i settori e tra classi dimensionali. Andamenti migliori hanno prevalentemente contrassegnato le imprese di maggiore dimensione, più orientate all’export, appartenenti ai settori della meccanica e degli autoveicoli. Nell’edilizia, il calo dei prezzi e dei tassi di interesse hanno cominciato a stimolare le compravendite. Il comparto dei servizi ha dovuto fare i conti con una domanda interna ancora debole, che ha colpito soprattutto il commercio al dettaglio.

Le prime indicazioni per il 2015 segnalano un rafforzamento delle tendenze congiunturali positive per l’economia della regione. Il Pil dell’Emila Rimagna, pressoché stagnante lo scorso anno, potrebbe aumentare a un ritmo di circa l’’1%, marginalmente superiore a quello atteso per l’economia italiana (+0,6%). La crescita regionale sarebbe trainata dalla domanda estera, a cui si dovrebbe affiancare un’evoluzione progressivamente più favorevole anche delle componenti di spesa interna. Il processo di recupero si manterrebbe comunque disomogeneo tanto nel comparto delle imprese che in quello delle famiglie, riflettendo le differenze di performance produttiva e le disuguaglianze sociali che si sono aperte nel corso della crisi.

La riduzione del numero di imprese. Il 2014 è stato un altro anno di difficoltà per le imprese. Il numero di quelle attive si è ridotto ulteriormente, scendendo di 5.500 unità tra fine 2013 e fine 2014 (tab. 1). Il grosso della contrazione si è realizzata nell’agricoltura, nelle costruzioni, nel commercio e nell’industria. Flessioni significative, hanno, tuttavia continuato a caratterizzare gran parte dei settori dei servizi rivolti alle imprese e alla persona.

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È proseguita nel 2014 la diminuzione dei prestiti alle imprese, anche se a ritmi meno intensi rispetto al 2013. Gli andamenti sono stati, tuttavia, differenziati a seconda del profilo di rischio dei prenditori. Per le imprese con condizione finanziaria più solida, in particolare nella manifattura e nei servizi, il credito è aumentato; è diminuito per quelle più rischiose. Il calo del credito alle famiglie si è invece arrestato lo scorso anno.

Le banche. Il calo dei prestiti alle imprese durante la crisi si è accompagnato, come è osservabile anche per l’economia nazionale, a una riduzione della mobilità della clientela tra le banche. Inoltre, le imprese che hanno abbandonato una banca a favore di un’altra hanno ottenuto condizioni di costo meno favorevoli, evidenziando che lo spostamento è stato probabilmente obbligato, venendo indotto dalla riduzione della disponibilità di credito presso la fonte originaria.

A partire dal 2007, dopo lo scoppio della crisi, si è avuto un forte effetto selettivo sulla popolazione delle imprese della regione. Secondo le stime di Banca d’Italia con riferimento all’industria manifatturiera, sono uscite soprattutto le imprese che presentavano minori prospettive di crescita. Tra le sopravvissute si è avuta una marcata polarizzazione di risultati: a fronte di un 30% di imprese che ha subito una forte riduzione del fatturato (superiore al 20%) e del margine operativo lordo, vi è stato un 12% che attraversato la crisi aumentando più del 20% il proprio fatturato e incrementando nel contempo il Mol.

Mercato del lavoro e situazione delle famiglie. L’occupazione ha preso ad aumentare nell’industria manifatturiera e in misura minore nel settore die servizi; ha, al contrario, continuato a contrarsi nelle costruzioni. Il tasso di disoccupazione è stato lo scorso anno dell’8,3%, in lieve diminuzione rispetto al 2013. Anche il numero di ore in cassa integrazione è sceso; il calo nei primi mesi del 2015 ha interessato tutte le componenti (ordinaria, straordinaria e in deroga). Le indicazioni congiunturali sull’anno in corso, desumibili dalle indagini presso le imprese, suggeriscono un percorso di lento miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro.

Nel corso della crisi, i redditi delle famiglie si sono ridotti in Emila Romagna in misura consistente, pur rimanendo più elevati di quelli medi italiani e della ripartizione del Nord-Est. La caduta è stata più significativa per i redditi da lavoro dipendente e per le famiglie numerose e in affitto. Ne è conseguita una compressione dei consumi e una redistribuzione della spesa verso le tipologie di acquisto meno comprimibili, come quelle legate all’abitazione e ai consumi alimentari.

La condizione di difficoltà si è riverberata nel peggioramento delle condizioni di povertà ed esclusione sociale. Il relativo indicatore è in Emila Romagna più basso di quello italiano, ma superiore a quello del Nord-Est. Esso ha preso a peggiorare nel 2012, lievemente in ritardo rispetto al deterioramento osservato nel complesso dell’economia nazionale. Nel 2013, il 17,7% della popolazione della regione era in condizioni di povertà ed esclusione sociale, contro una percentuale del 12,8% nel 2011 (fig. 1).

dora