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Pillole di Storia e Politica dell’Integrazione europea: 1) Etimologia del nome Europa

 

Nell’attuale scenario geopolitico, dove l’Unione Europea è una realtà a cui occorre rapportarsi, forse può interessare un breve excursus storico del processo d’integrazione europea, premettendo che per molti lustri, l’Europa è stata soprattutto un’idea. Partiamo dal nome “Europa”. Molte sono le incertezze sulla sua origine etimologica. La più accreditata, ritiene che l’etimo di Europa derivi da un vocabolo non europeo “Erek”, termine con cui gli antichi popoli asiatici chiamavano la terra dove il sole si corica (da cui il greco = ϵ̓׳ρβος, èrebo, terra dell’oscurità e delle tenebre). Esistono origini greche più recenti, lo si trova già in Omero e successivamente in Erodoto dove si può riscontrare l’uso dell’aggettivo ϵὐρύοπα riferito a Zeus con il significato di “ampiveggente” (da ϵὐρύσ = ampio). Dalla radice ϵὐρύσ, deriverebbero le parole Εὐρώπη e Εὐρώπία, rispettivamente “superficie ampia” ed “europeo”. Il termine Εὐρώπη, nel significato di “faccia ampia”, sarebbe riferito alla luna ed, in base a ciò, si potrebbe supporre che nella etimologia greca, Europa fosse considerata come una dea lunare. Questo ha portato alcuni a rivedere un po’ il mito del “Ratto d’Europa”. Secondo questa interpretazione, lo Zeus che rapì Europa, non sarebbe quello dell’Olimpo, ma il dio cretese del Sole, riproponendo un classico della cosmologia mitologica: le nozze tra Sole e Luna. Ritornando al più noto Mito, Esiodo, nel “Catalogo delle donne”, frammenti 67 e 67b, racconta:

“Zeus, vedendo in un prato Europa, la figlia di Fenice, se ne invaghì e, là giunto, si trasformò in un toro che dalle narici spirava croco; avendo in tal modo ingannato Europa, la prese sul suo dorso e, portatala a Creta, si unì a lei…. Europa varcò il salso mare da lontano fino a Creta, vinta dall’inganno di Zeus. Quivi il padre la rapì e la nascose, e a lei diede in dono un aureo monile, che Efesto, l’artefice illustre, aveva un giorno plasmato con vivido ingegno, splendido gioiello…. Dopo che il padre degli uomini e degli dei si fu unito in amore con Europa dalle sottili caviglie in un sito tanto lontano, egli si dipartì di nuovo dalla fanciulla dalle belle chiome. Allora ella generò dei figli al cronide dall’eccelsa potenza, gloriosi condottieri di uomini opulenti: il sovrano Minosse ed il giusto Radamente, ed il divino Sarpedone irreprensibile e gagliardo…”

Europa era la figlia di Agenore (re di Tiro, figlio di Poseidone) o di Fenice, come si legge in Esiodo e di Telefassa (ricollegandoci a quanto detto sopra sul termine ΕὐρώπηTelefassa è “colei che illumina lontano”, ovvero la luna) o Argiope “dalla faccia bianca” (sempre la luna), anche Antiope (la bellezza della luna quando ci guarda con la faccia piena).

Oltre ad Europa (eponima dell’Europa), troviamo i suoi fratelli: Cilice (eponimo della Cilicia, regione storica dell’Asia Minore, tra la catena del Tauro e la costa mediterranea, corrispondente al territorio delle attuali province turche di Adana e İçel), Fenice (eponimo della Fenicia) e di Cadmo (fondatore di Tebe). Secondo la riproposizione del mito da parte di un autore alesessandrino, Moschos:

“la principessa aveva fatto un sogno premonitore, prima di essere rapita: aveva sognato di essere contesa tra due terre, che avevano l’aspetto di due donne, la “terra di Asia” e la “terra di fronte”, la prima che voleva proteggerla e tenerla con sé, l’altra che, per volontà di Zeus, voleva portarla via sulle onde del mare, verso occidente”.

Il mito tende a spiegare l’origine del nome della regione e, nella versione alessandrina, anche l’ambiguità della posizione geografica dell’Europa. A questo sembra riferirsi quella parte del mito di Europa che riguarda i fratelli della fanciulla fenicia, Cadmo, Fenice e Cilice inviati dal padre Agenore, insieme alla loro madre Telefassa, alla ricerca della sorella; ma, dopo averla cercata invano, essi perdono la speranza e si sparpagliano in luoghi diversi: Cilice nella regione, che da lui prenderà il nome, che confina con la Fenicia, Cadmo e Telefassa in Tracia, dove la regina muore. Cadmo la seppellisce, poi, come vuole l’oracolo di Delfi, segue una giovenca viaggiatrice che porta su ambo i fianchi il segno della luna piena e fonda una città dove essa si sdraia al suolo esausta. La città è Tebe e la Beozia, Boiozia, è, appunto, terra di buoi. A questo punto, tante sarebbero le implicazioni e interpretazioni che, partendo dal mito, si potrebbero ricavare. Ci basti pensare al fatto che sia Europa che suo fratello Cadmo erano fenici, terra d’oriente, i quali trovandosi in Occidente, danno le fondamenta a città, a civiltà. Disquisizioni di tal genere, ci potrebbero condurre all’antica lotta Occidente-Oriente. Ma non è questa la sede più opportuna per parlarne.

Tornando all’origine e all’uso del termine Europa, un’ultima curiosità, che ci riconduce agli scavi di Pompei. Come riporta Amedeo Maiuri (“Il Veltro”, 1961, nn. 7-8), nel corso degli scavi effettuati a Pompei negli anni ’50, si è scoperta graffita sulla parete del peristilio di una casa, il disegno di una nave la cui chiglia presenta una tabella ansata su cui è scritta “Europa”. Solitamente, per conquistarsi i favori degli dei, era costume dare alle imbarcazioni il nome di una divinità o di un genio protettore della navigazione o del commercio. Ma, poiché in altre rappresentazioni rinvenute a Pompei, si ha la rappresentazione personificata dell’Europa, Africa ed Asia, è più probabile che il suddetto reperto facesse riferimento alle rotte che la nave serviva.

(To be continued….)

Rosy Merola

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.