L’amore ha il profumo semplice dei fiori di campo (Rosy Merola)
«Non è vero che non credi all’amore…», così scriveva Oriana Fallaci. Una frase che mi è venuta in mente ieri, mentre rientravo a casa all’ora del tramonto. Colpa di un improvviso déjà-vu. Infatti, quando ero ragazzina e per molti anni dopo, capitava spesso di assistere – in quel particolare momento della giornata – alla stessa scena. Si preannunciava con la voce in lontananza di un signore, «’nu zio» (nel mio paese e in molti paesi cilentani si è soliti chiamare “zio/zia” le persone di una certa età, a prescindere che ci sia o meno un vincolo di parentela. Questo, perché, usare il termine “signore/a” viene percepito dall’interlocutore in questione (almeno in passato) come qualcosa di troppo impersonale, distaccato – per alcuni, in un certo senso, quasi “offensivo” – in un paese dove ci si conosce tutti, n.d.r.) che canticchiava i versi di qualche vecchia e allegra canzone di rientro dal lavoro nei campi. Tutto ciò, nonostante l’impegnativa giornata lavorativa e l’impervia salita che doveva affrontare. Una cosa che, di per sé, metteva di buonumore. Continuava a cantare fino a quando incrociandomi, con un dolce sorriso e con una gentilezza particolare, diceva: «Buonasera, signorina. Spero tutto bene. Mi raccomando saluti a casa…». Ovviamente rispondevo – ricambiando i saluti -, mentre lui proseguiva il cammino.
Tuttavia, un giorno – osservando che nel secchio dove trasportava alcuni attrezzi da lavoro e una bottiglia d’acqua, c’era sempre un mazzolino di fiori di campo – mi permisi di dirgli: «Tutti i giorni passate con questo bel mazzolino di fiori!». Lui, con un sorriso ancora più dolce del solito puntualizzò (la risposta era in dialetto, ma qui la scrivo in italiano): «Sono per la mia amata signora (moglie) che sta a casa e mi aspetta sempre. Anzi, è meglio che mi sbrighi, se no si preoccupa. A domani, se Dio vuole, “oi nenna”». A sentire ciò, non replicai, ma rimasi molto colpita da questo pensiero che – quotidianamente (e fino a quando le sue gambe hanno avuto la forza per fargli raggiungere i campi) – lui aveva nei confronti della moglie. Un gesto semplice, ma – allo stesso tempo – carico di amore incondizionato. Un amore che, nonostante la fatica e i sacrifici che potevano venire da una vita vissuta nei campi, non mancava di essere intriso di poesia; di cogliere la bellezza delle piccole ma grandi cose.
Una immagine dolce che avevo sedimentato in qualche angolo del cuore e che, probabilmente, i colori del tramonto di ieri hanno di colpo ridestato. Così, ritornando ai giorni moderni, pensando agli “amori dalle gambe corte”, oppure allo squallore a cui spesso si assiste, in generale, sui social (ovviamente, ci sono anche belle eccezioni!), ritorno alla citazione iniziale della Fallaci, che così prosegue: «Ci credi tanto (all’amore) da straziarti perché ne vedi così poco, e perché quello che vedi non è mai perfetto.»
E chest’è.
Rosy Merola