Economia&Finanza

La Juventus esonera Sarri a borsa chiusa: decisione solo calcistica?

 

“E’ un calcio malato…”, questa era la frase tormentone pronunciata dalla voce fuoricampo di Walter Fontana, che introduceva il Carcarlo Pravettoni di Hendel nel programma cult degli anni ’90 “Mai dire gol”. Una frase che, alla luce degli eventi e del calcio – sempre più finanza che calcio giocato – degli ultimi anni, sembra essere stata profetica. Così, la scelta della società Juventus di esonerare Maurizio Sarri oggi – di sabato, con la borsa chiusa – è un modo per anticipare e contenere la caduta libera del titolo finanziario all’apertura del mercato lunedì mattina. Perdite che la Juventus, ora come ora, non può permettersi. I mancati intronti dovuti all’uscita negli ottavi di finale in Champions League, a cui si aggiungono altri aspetti in bilico in termini finanziari, hanno portato ad accelerare l’uscita di scena del tecnico toscano. Tra l’altro, era cosa risaputa che il destino di Sarri sulla panchina bianconera era legata a doppio filo alle sorti della squadra nel torneo organizzato dalla UEFA. Tuttavia, ci sono ancora troppe incognite e nodi da sciogliere. Vederemo se e quanto tale caos (si prospettano altri cambiamenti…) si ripercuoterà in borsa e, soprattutto, sul campo/calciomercato

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.