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Teatro La Fenice di Venezia, Concerto di Capodanno 2021: Buon anno!

(Direttore Daniel Harding)

 

Venezia, 1 gennaio 2021 – L’assenza del pubblico e le misure restrittive adottate a causa del Covid 19 non hanno minimamente intaccato la magia del tradizionale Concerto di Capodanno de La Fenice. Tutt’altro. Fino all’ultima nota, infatti, è arrivata forte a chi ascoltava l’emozione, la voglia di rinascere – come la fenice, appunto – dal dolore, dalla tristezza e dalle ansie che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso. Così, come da tradizione, il concerto si è svolto in due parti: una prima solo orchestrale e una seconda parte dedicata a una selezione di arie, duetti e passi corali interpretati dal soprano Rosa Feola e dal tenore Xabier Anduaga, accompagnati dal Coro del Teatro La Fenice e dall’orchestra diretta da Daniel Harding.

Entrando nel merito del concerto, durante la prima parte l’orchestra ha eseguito la Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60 di Ludwig van Beethoven.

La seconda parte del benaugurante Concerto di Capodanno 2021 è iniziata con le note dell’Overture de «Le nozze di Figaro» di Wolfgang Amadeus Mozart. Un omaggio al compositore austriaco, al fine di ricordare il soggiorno di Mozart a Venezia, avvenuto 250 anni fa, dal 11 febbraio al 12 marzo del 1771.

Sono seguiti due classici del repertorio di Giuseppe Verdi: «Chi del gitano i giorni abbella?», da Il trovatore e «La donna è mobile» dal Rigoletto. Quest’ultimo, composto da Giuseppe Verdi nel 1851 per il teatro La Fenice, è stato eseguito dal tenore Xabier Anduaga. Per dare il benvenuto al nuovo anno, auspicando che possa essere più sereno per tutti, il soprano Rosa Feola ha fatto vibrare con brio il noto valzer arietta tratto da Romeo e Giulietta di Charles Gounod: «Je veux vivre dans le rêve».

Successivamente, le immagini di una gondola ha guidato i telespettatori negl’incantevoli canali di Venezia, cullati dalle note composte da Jacques Offenbach da Les Contes d’Hoffmann: «Barcarolle». Tornati nello splendore del teatro La Fenice, si sono potute apprezzare «Ah, mes amis, quel jour de fête!» da La Fille du régiment di Gaetano Donizetti e il celebre Intermezzo tratto dalla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni.

Prima di arrivare alla conclusione dell’evento, il soprano Rosa Feola ha idelamente vestito i panni di Violetta eseguendo «E’ strano! … è strano!… Sempre libera degg’io» da La traviata di Giuseppe Verdi. Un doveroso omaggio alla “divina” Maria Callas, a cui il teatro veneziano – nei suoi spazi – ha dedicato una mostra permanente.

Il Concerto 2021 si è concluso con due pagine celeberrime di Giuseppe Verdi: il Coro «Va’ pensiero sull’ali dorate» da Nabucco e il brindisi «Libiam ne’ lieti calici» da La traviata.

Dopo che il Direttore Daniel Harding, il coro e l’orchestra hanno augurato “Buon anno”, inebriando i telespettatori con il bis di «Libiam ne’ lieti calici», a sorpresa hanno eseguito un fuori programma: La Zingarella da Il trovatore di Giuseppe Verdi.

Con l’auspicio che il 2021 porti con sé un po’ di serenità e che la musica, la danza, il teatro e l’arte possano riprendere regolarmente la loro attività perchè, nonostante le mascherine e le distanze di sicurezza: #laculturanonsiferma

Buon anno!

Rosy Merola

 

 

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.