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Ciclo politico-economico: promettere di ridurre le tasse durante le elezioni? La regola che conferma l’eccezione

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Promettere di ridurre le tasse, in prossimità della tornata elettorale di turno, è diventata una regola. Infatti, mentre i programmi politici risultano essere alquanto fumosi, la “battaglia” per accaparrarsi i voti si combatte su un “campo” sensibile per ciascuno degli aventi diritto al voto: gli esborsi economici collegati alle tasse. Così, ciclicamente, comincia il valzer  concernente la riduzione, eliminazione o restituzione delle varie imposte.

Atteggiamento, quest’ultimo, che trova spazio e spiegazione nella cosiddetta teoria del ciclo politico-economico (political business cycle), formulata verso la metà degli anni Settanta (inizialmente dall’economista William D. Nordhaus (1975), anche se la prima formulazione – risalente al 1943 – viene attribuita a Kalecki). Tale teoria, partendo dall’obiettivo principale che i politici in carica perseguono – ovverosia quello di essere rieletti – sostiene che quest’ultimi agiranno in modo tale da indirizzare l’economia al fine di massimizzare i voti attesi.

Tornando all’Italia, uno degli esempi lampanti di una certa flessibilità dei nostri policy makers nell’introdurre le tasse, a cui si contrappone – successivamente – una pari rigidità nell’eliminarle, ci viene offerto dalle accise. Mai termine adottato per individuare un’ imposta (che, nel caso specifico, va a gravare non sul valore, ma sulla quantità di prodotti messi in vendita dal produttore), balzello o tassa, fu più appropriato visto che, in dialetto napoletano[2], accise” significa “uccise”, (e continuano ad uccidere) le povere tasche dei contribuenti.

Giusto per rigirare il coltello nella piaga, ecco l’elenco completo delle accise vigenti nel nostro territorio:

– 1,90 lire (0,000981 euro) per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935-1936;
– 14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
– 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
– 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
– 10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
– 99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
– 75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
– 205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
– 22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
– 0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
– 0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
– da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
– 0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
– 0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
– 0,082 euro per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
– 0,02 euro per il decreto “Terremoto” nel maggio 2012.

Il totale è di circa 0,41 euro (0,50 euro iva inclusa).

Oltre a ciò, bisogna aggiungere che – a seguito dell’introduzione (nel 1999) di un decreto legislativo – le varie Regioni possono imporre una accisa autonoma sulla benzina.

Alla luce di quanto affermato, gli elettori dovrebbero recuperare la loro memoria storia ed essere meno miopi rispetto a certi tipi di promesse “populiste” fatte in campagna elettorale, a prescindere dallo schieramento politico da cui queste provengono.

Fonte: [1] Acocella Nicola, Politica economica e strategia aziendali, Carocci editori, 2008, 678 pp.

[2] In riferimento alle origini del termine “Accise” adottato dal vernacolo napoletano, questo si fa risalire alla lingua francese: Assisa f. “calmiere, prezzo imposto dal magistrato municipale ai commestibili di comune uso” (1510, Passero, Rocco 1891;D’Ambra 1873; Andreoli 1887); (fig.) “taccia, sorta di biasimo”(1752, Pagano, D’Ambra 1873).

FRAS.: mettere l’assisa a le cetrole “valutare male, giudicare senza competenze” (ante 1632, Basile, D’Ambra 1873). COMP.: contrassisa f. “contravvenzione alle consuetudini” (1761,Capasso, D’Ambra 1873); “contravvenzione al calmiere’ (D’Ambra 1873).

Dal fr. accise f. “impôte, taille” (1170 ca., TLF III 705), comp. di AD e CAEDERE “tagliare”.; cfr . cfr. it.a. assisa (ante 1348, G.Villani,GDLI; DEI I 333 s.v. assisa2) e it. accisa “tassa, tributo indiretto a carico del produttore, che grava sulla produzione di determinati beni”. Nel significato del napoletano la voce è attestata in numerosi dialetti merdionali, cfr. abr.-mol. assísë DAM, cal. assisa NDC, salent. assisiVDS.

Rosy Merola – SinergicaMentis

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.