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Milano, Teatro i: “NON CORRERE AMLETO”

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Stamattina ho fatto il caffè

E ho pensato all’ora in cui ti ho salutato

Non era diversa dal solito

Ho pensato a come eri vestito

Non riuscivo a ricordarlo

Sono andata a guardare se mancava qualcosa nell’armadio

Non mancava niente

Eppure doveva esserci qualcosa in meno

Ma niente

C’è tutto

Manchi solo tu

 

“Non correre” è qualcosa che si dice ai bambini, un ammonimento, un rimprovero. Se ti metti a correre e non stai attento c’è il rischio di perdere l’equilibrio, c’è il rischio di non vedere se arriva un’auto mentre attraversi la strada, c’è il rischio persino di morire.

E la morte appare per quello che è, stupida e ridicola.

Ma cosa ce ne facciamo di una morte che perde di senso? Che non rispecchia più l’esattezza del cosmo e il volere della divinità? Che divinità è quella che ti fa morire stupidamente, casualmente?

Si parla di una piccola storia in cui le cose non sono andate come dovevano andare, fosse anche per un solo dettaglio.

Il 29 maggio 1993 un convoglio di aiuti umanitari diretto alle città di Vitez e Zavidovići – Ex Jugoslavia, Bosnia Erzegovna – viene assalito da una banda militare nei pressi di una strada chiamata Diamond Route, Via dei diamanti.

Tre persone vengono uccise, mentre due riescono a fuggire scappando nei boschi.

 

Una delle tre vittime era mio zio, ed io avevo meno di dodici anni quando è morto.

La sua morte consiste in frammenti di ricordi. Quello che si sa è solo che non cercò di scappare, i suoi compagni iniziarono a correre e lui rimase fermo, immobile, colpito da tre pallottole a bruciapelo. Lo ritrovarono un paio di giorni dopo, esattamente dove doveva essere, ma senza le scarpe.

La morte, che non ci tiene alle formalità, lo aveva lasciato scalzo. Ridicolo.

Una delle sue sorelle raccontava ai funerali di averlo sognato e in sogno lui diceva: “Bastava che gli altri non si mettessero a correre e sarebbe andato tutto bene.”

Semplicemente non dovevano mettersi a correre.

Ma è poi vero? Era vero?

FRANCESCA GAROLLA

Vittime della guerra, della vita, o della sfortuna?

Che ne è stato della morte eroica che cantano gli antichi? Che cosa significa dare un senso al lutto? In che modo una morte ci appare più significativa, per non dire giusta o accettabile, di un’altra?

La scrittura prende a pretesto questo fatto di cronaca, o di storia, e da lì si dipana attraverso due monologhi, paralleli. Un uomo e una donna, una coppia, che parlano di un lutto. Di quale morte si sta realmente parlando?

L’andamento drammatico segue le tappe di una indagine, i fatti, gli indizi, le prove, nel tentativo di rendere logico qualcosa che logico non è.

I due protagonisti condividono lo spazio della scena eppure non dialogano. Vivono tempi diversi alla ricerca di “qualcosa” che forse, o forse no, allevierebbe il loro dolore. Indagano risposte che non trovano, significati che non esistono e, come un Amleto qualunque, cercano una verità che spesso è più sciocca della menzogna.

Perché, al di là dei fantasmi cha affollano i nostri sogni e della memoria ingombrante che ci impedisce di respirare, al di là di tutto, quello che davvero rimane è solo vivere.

E questo è un bello spettacolo.

 

RENZO MARTINELLI

 

 

BIOGRAFIE

ELENA GHIAUROV, diplomata alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi. Ha lavorato con i più grandi registi teatrali, ricordiamo Luca Ronconi, Massimo Casti, Glauco Mauri, Luigi Squarzina, Nanni Garella, Antonio Calenda, Federico Tiezzi. Vince nel 2009 il premio UBU come miglior attrice non protagonista e nel 2010 il premio Eleonora Duse come miglior attrice dell’anno.

FRANCESCA GAROLLA, dal 2004 dramaturg e direttrice artistica del Teatro i insieme a Renzo Martinelli e Federica Fracassi. Il suo primo testo “N.N. (Nomen Nescio)” è stato selezionato e tradotto all’interno del progetto Face à face – Parole di Francia per scene d’Italia come “Solo di me – Se non fossi stata Ifigenia sarei Alcesti o Medea” che è stato presentato a cura de La Chartreuse all’interno del Festival d’Avignon 2015. Entrambi gli spettacoli sono stati rappresentati a Teatro i con la regia di Renzo Martinelli.

RENZO MARTINELLI, regista, è direttore artistico di Teatro i, compagnia di produzione che gestisce dal 2004 l’omonimo spazio teatrale a Milano. Le regie di Martinelli privilegiano un’autonoma costruzione scenica in costante dialogo con una drammaturgia della contemporaneità. Tra i suoi numerosi lavori ricordiamo: La Santa di Antonio Moresco (2000) vincitore del premio Sette spettacoli per un nuovo teatro italiano per il 2000; Prima della Pensione di Thomas Bernhard (2006), Incendi di Wajdi Mouawad (2011), Hilda di Marie Ndiaye (2011) – spettacoli per cui Federica Fracassi ha ricevuto il Premio Ubu -, Lotta di negro e cani di Bernard-Marie Koltès (2012). Teatro i nel 2006 ha vinto il premio Hystrio- Provincia di Milano.

MILUTIN DAPCEVIC, diplomato presso l’Università d’Arte di Belgrado, si specializza presso la Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Attore attivissimo sia in teatro (da citare la lunga collaborazione con Massimo Castri), sia per il cinema e la televisione. Ha recitato in diversi spettacoli di Teatro i, con la regia di Renzo Martinelli, da ultimo Magda e lo spavento di Massimo Sgorbani.

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NON CORRERE AMLETO

di Francesca Garolla

regia Renzo Martinelli
con Milutin Dapčevic e Elena Ghiaurov
suono Fabio Cinicola
luci Mattia De Pace

produzione Teatro i con il contributo di Regione Lombardia / NEXT

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PER INFO E BIGLIETTERIA

TEATRO I

via Gaudenzio Ferrari 11, Milano –

lunedì /giovedì / venerdì ore 21.00, mercoledì / sabato ore 19.30 / domenica ore 17.00

durata: 70′ (senza intervallo)

info e prenotazioni: tel. 02/8323156 – 366/3700770 – biglietteria@teatroi.org – www.teatroi.org

intero: 18 euro / convenzionati: 12 euro / under 26: 11,50 euro / over 60: 9 euro

giovedì vieni a teatro in bicicletta: 7 euro

biglietti disponibili su www.vivaticket.it