Economia

Squinzi, sul Corriere della Sera: «Difficile non guardare con positività al futuro»

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MILANO, 17 MARZO 2015 – Riforme, crisi, futuro. Questi alcuni dei temi toccati dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, nel corso di un’intervista pubblicata in prima pagina dal Corriere della Sera. Toni cautamente ottimistici, anche se non manca il lancio di un monito: «Il quadro è cambiato, in 12 mesi si sono fatte molte cose e ancora di più ne sono state annunciate. Il problema è proprio questo: devono essere attuate. Il compito è pesante lo so. Ma attenzione a sperare che sia qualcun altro a trainarci verso la ripresa».

Procede ancora Squinzi: «Leggi chiare e riforme concrete senza pregiudizi verso le imprese. Oggi è difficile non guardare con positività al futuro. Ci sono cose che, per usare una metafora ciclistica, fanno correre l’Italia con due pietre nella maglietta e altre rischiano di caricarcene».

Secondo il numero uno degli industriali, l’Italia dovrebbe cercare di sfruttare gli effetti positivi derivanti lancio, da parte della BCE, del Quantitative Easing: «Mi sembra poco lucido chi pensa di uscire dall’euro. Se accadesse, il Pil si ridurrebbe di colpo del 30%. Serve più Europa non meno Europa. Oggi è difficile non guardare con positività al futuro. Il rapporto tra dollaro ed euro è mutato e ci avvantaggia, il prezzo delle materie prime è favorevole, i Paesi emergenti continuano nella loro corsa e questo ha impatti positivi sulla crescita».

Squinzi si sofferma anche sull’Expo, «che può rappresentare davvero il punto di svolta per il nostro Paese sia come vetrina di ciò che sappiamo fare sia come motore di nuove opportunità. Ci credo molto e saremo presenti con una mostra dedicata all’alimentazione industriale sostenibile».

E ancora, in merito al reato di falso in bilancio, il presidente di Confindustria dice: «Vogliamo dare ai magistrati la licenza di uccidere le imprese?». Infine, riguardo all’Italia, Squinzi conclude: «Lo siamo diventati senza materie prime e risorse energetiche ma solo grazie alla materia grigia che per fortuna non manca nella testa degli italiani, dei lavoratori e degli imprenditori. La tanto bistrattata formazione è tutt’altro che cattiva. Non ho problemi a dirlo chiaramente: quando assumo nelle mie aziende, a parità di laurea tra un italiano, un francese o un tedesco scelgo sicuramente l’italiano o l’italiana, e non per nazionalismo».

Rosy Merola – SinergicaMentis