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Nuovo Report EY Smart City Index 2018: le città più smart d’Italia

Milano, 15 novembre 2018  – Milano è la città più smart d’Italia, seguita da Torino, al secondo posto, e da Bologna, al terzo. È quanto emerge dalla quarta edizione dello Smart City Index, il rapporto di EY che analizza le 117 città capoluogo italiane, classificando il loro sviluppo in termini di reti e infrastrutture intelligenti e misurando la loro capacità di innovare e offrire servizi di qualità ai propri cittadini. Nel rapporto 2018, che si avvale di oltre 480 diversi indicatori, l’analisi è stata effettuata in base a quattro livelli: infrastrutture di rete, sensoristica, piattaforme dati, applicazioni mobili e web.

Come emerge dal rapporto, le Smart City sono più attrattive e più competitive della media delle città italiane e rappresentano un volano significativo dell’economia del Paese. Già oggi lo sviluppo delle tecnologie IoT (Internet of Things) ha generato un mercato pari a 3,7 miliardi di euro, mentre circa il 40% dei 2,5 milioni di posti di lavoro previsti nei prossimi cinque anni saranno creati proprio nelle città. Di questi oltre 350.000 saranno ad elevata specializzazione, legati ai diversi comparti della Smart City. Anche la nascita di nuove imprese trova nelle principali città l’ambiente più fertile per il loro sviluppo: circa 6.000 start up e 400 tra incubatori e co-working sono collocati in ambienti urbani di medie e grandi dimensioni.

Anche quest’anno il podio resta saldamente nelle mani delle grandi città del Nord Italia. Milano, grazie soprattutto alle sue infrastrutture di trasporto pubblico e alle sue piattaforme digitali, accelera e soppianta Bologna, in testa alla classifica 2016, quale città leader, posizionandosi come città più smart e innovativa, in grado di confrontarsi alla pari con le città metropolitane delle altre regioni industriali europee.

Torino, che spicca per la diffusione della banda larga fissa e mobile e per il trasporto pubblico, si colloca al secondo posto della classifica, anche grazie alle ottime performance nei servizi e-government al cittadino e nella “nuova economia” (luoghi per l’innovazione, co-working, start up, economia digitale), guadagnando una posizione rispetto al rapporto 2016.

Bologna, che perde il primato e scende in terza posizione, resta comunque la città che meglio ha saputo definire una strategia e una vision strutturate.

Roma e Firenze migliorano la propria posizione, classificandosi rispettivamente settima e ottava. Roma, nonostante il ritardo nelle infrastrutture e nelle reti, è la città che si è maggiormente impegnata sul fronte della trasparenza, rendendo accessibile ai cittadini il suo patrimonio informativo.

Le città di media dimensione continuano il loro percorso di crescita: ben cinque di loro si trovano nelle prime dieci posizioni. In particolare, Modena, attraverso un percorso di ammodernamento delle infrastrutture e di sviluppo di piattaforme per l’erogazione dei servizi, guadagna la quarta posizione assoluta. Anche Trento, Bergamo, Parma e Brescia sono tra le prime dieci città più smart nella classifica generale. Da menzionare il forte progresso di alcune città del Sud, come Bari e Lecce che, grazie al significativo miglioramento nelle aree della sensoristica e delle piattaforme di servizi, salgono la prima dal 40° al 18° posto e la seconda dal 52° al 26° posto nella classifica generale.

Dichiara Donato Iacovone, Amministratore Delegato di EY in Italia e Managing Partner dell’area Mediterranea: “Le nostre città hanno investito sulle infrastrutture abilitanti e, pur con velocità diverse, sono diventate più connesse e intelligenti, sviluppando nuovi modelli di mobilità, sostenibilità e interazione con i cittadini. Oggi la sfida chiave delle Smart City si gioca sul piano culturale. Perché le città intelligenti possano generare valore per i cittadini e sviluppo per le aziende, occorre mettere in relazione l’offerta di servizi con la domanda, focalizzandosi sugli investimenti che hanno ricadute concrete e contribuiscono ad accrescere la cultura digitale”.

La nuova edizione dello Smart City Index di EY evidenzia, tuttavia, il significativo ritardo delle città di piccole dimensioni, che continuano a perdere terreno rispetto alle grandi città, soprattutto del Nord. Mantova si conferma la città piccola più smart, ma passa dalla quarta alla ventiduesima posizione della classifica generale. I dati evidenziano che, per realizzare una Smart City, è necessario disporre di una massa critica significativa di risorse e di un’ampiezza di mercato che oggi è presente nelle città con più di 80.000 abitanti.

La classifica 2018 conferma l’esistenza di una correlazione tra “smartness” e qualità della vita, evidente soprattutto in città come Milano, Bologna, Trento e Firenze. Vi sono, però, anche città che mostrano alta vivibilità pur in presenza di una diffusione delle innovazioni ancora limitata: sono soprattutto le città alpine come Belluno, Aosta e Sondrio.

Il rapporto evidenzia anche la presenza di capoluoghi che, pur partendo da una qualità della vita più bassa, hanno trovato nella Smart City un percorso d’innovazione. Tra questi diverse città del Sud, come Napoli, e le già citate Bari e Lecce.

Andrea D’Acunto, Mediterranean Government and Public Sector Leader di EY, dichiara: “Il nostro Paese deve guardare alle iniziative smart di successo e interpretarle come tappe di un percorso che trasformi le città in luoghi con qualità della vita crescente e a costi sostenibili. Le città devono rianalizzare i driver di cambiamento tecnologico e di competenze che influenzano i comportamenti dei cittadini e l’imprenditorialità del tessuto economico. Per loro si tratta di ridefinire le priorità di investimento e ri-focalizzare la governance. Più del 50% delle città non ha ancora raggiunto un livello sufficiente di sensoristica e oltre l’80% non ha ancora alcuna visione strategica sui dati, che sono il nuovo motore della Smart City. Lo Smart City Index di EY, sin dalla sua prima pubblicazione, ha contribuito a rinnovare ed evolvere la progettualità della Smart City, stimolando il confronto e il dialogo tra i decisori pubblici e i privati”.

 

EY

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