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Art&Finance: “Maria Callas” di Ulisse Sartini (scheda di lettura)

 

#SaturdayinArt ha deciso di dedicare questo spazio settimanale al pittore Ulisse Sartini, il secondo artista italiano – dopo Pietro Annigoni – a essere presente alla National Portrait Gallery di Londra grazie al ritratto di Dame Joan Sutherland. Artista quotato e apprezzato dalla critica, è noto soprattutto per i suoi ritratti a personaggi di spessore. In particolare, di seguito – attraverso la redazione della sceda di lettura –, verrà analizzato uno dei tre ritratti dedicati alla “Divina” Maria Callas.

 

(Fonte foto, sito di Ulisse Sartini http://www.ulissesartini.com/index.php)

 

Oggetto: Quadro
Autore: Ulisse Sartini
Titolo: Maria Callas
Data o periodo di realizzazione: 1991
Dimensioni: 72 x 61 cm
Luogo di conservazione: Teatro della Musica Megaron, Atene
Materiali: Tela
Tecnica: Pittura ad olio

ICONOGRAFIA

Genere pittorico: Ritratto. In primo piano, Maria Callas. Elementi del paesaggio: cielo; nuvole; montagna, filiera di alberi, campi; fiore. Elementi architettonici/arredamento: piccola abitazione (accennata); drappo usato per il sipario del palcoscenico di un teatro. Altri elementi: spartito musicale, gioielli (orecchino e collana di perle).

OPERA

Stile: Nella scelta dei colori, nel dosaggio di luci ed ombre, oltre che nella chiarezza ed espressività del soggetto ritratto, il dipinto evidenza l’influenza della pittura rinascimentale e nello specifico della ritrattistica tipica dei pittori del “tardo Rinascimento”, primo fra tutti Leonardo da Vinci, a cui Ulisse Sartini guarda con infinita ammirazione.

Linguaggio: L’artista seguendo la tecnica pittorica della velatura per quanto concerne l’applicazione del colore – caratteristica del Rinascimento –, riesce a mettere in evidenza il personaggio ritratto, cogliendone la grandezza artistica del soprano Maria Callas. Va oltre l’esecuzione impeccabile dei tratti somatici. Infatti, curando i particolari, riesce anche a far emergere alcuni tratti distintivi della personalità e della storia del soprano. Di forma rettangolare, l’opera è stata realizzata in verticale, con il personaggio in primo piano che occupa quasi completamente lo spazio fisico della tela. Nella parte superiore alla sinistra dell’osservatore – partendo dall’altezza delle spalle di Maria Callas e salendo in alto – si apre il “sipario” su un piccolo scorcio di un paesaggio quasi bucolico. In prevalenza, il pittore usa colori bruni, ocra e nero. Su questi colori scuri, spiccano punti luce ottenuti con l’uso del bianco, tipo gli strass che impreziosiscono i fiori stilizzati e i ghirigori dei ricami che compongono l’abito da sera della “Divina” (che un po’ fanno anche ricordare gli abiti di scena indossati dal soprano); oppure il bianco dell’orecchino e della fila di perle al collo, che riecheggiano quello stile alla Audrey Hepburn che tanto aveva affascinato Maria Callas. In basso, a destra dell’osservatore, si intravede il bianco di uno spartito musicale con le note – ovviamente, scritte in nero. Qualche pennellata di bianco è stata utilizzata per la rappresentazione delle nuvole che solcano un cielo cupo, greve, con lievi sfumature di celeste-grigio. Per la rappresentazione della vegetazione del paesaggio bucolico, il pittore ha usato pennellata di verde molto scuro. Il personaggio è stato rappresentato a mezzo busto e con una angolazione a tre quarti, con lo sguardo altero della Divina Callas che non incontra quello del pubblico, ma che si perde alla sua sinistra (destra per l’osservatore). Infine, in bella mostra, le mani curate (una delle quali regge un fiore), affusolate ed espressive del soprano, elemento importante – dopo ovviamente la voce – della metacomunicazione dell’artista sul palcoscenico.

 

Iconologia: Diversi sono gli elementi simbolici che si possono individuare nel dipinto. Innanzitutto, troviamo quelli di più immediata identificazione: il drappo di un sipario e uno spartito musicale. Entrambi elementi che sottolineano la provenienza artistica del personaggio: il mondo della musica e il palcoscenico calcato innumerevoli volte. Maria Callas, difatti, come la protagonista “Tosca” di Giacomo Puccini – che lei interpretò innumerevoli volte – visse d’arte e diede il canto “agli astri, al ciel, Che ne ridean più belli”. In secondo piano, alle spalle dell’artista, uno scorcio di un panorama dove spicca un monte. Quest’ultimo potrebbe essere un monte della Grecia. Terra in cui Anna Maria Cecilia Sophia Kalos (contrazione di Kalogheropoulou), divenuta poi Maria Callas (nata a New York, il 2 dicembre 1923 e morta a Parigi il 16 settembre 1977) – figlia di genitori grechi – si trasferì nella seconda metà degli anni ’30. Fu qui che diede in primi passi nel mondo del belcanto iniziando a studiare al Conservatorio di Atene. Così facendo, il pittore potrebbe aver sfruttato il paesaggio al fine di ottenere diverse interpretazioni simboliche. In primo luogo, per dare una connotazione e omaggio di tipo geografico.

A tal riguardo, potrebbe essere il Parnete, catena montuosa a nord di Atene. Se, invece, si vuole dare maggior enfasi al simbolismo, si potrebbe pensare a due vette care alla mitologia greca: il Parnàso e il Monte Olimpo. Il primo domina la città greca di Delfi e, nell’antica Grecia, era consacrato al dio Apollo e alle nove muse. Il profilo della vetta rappresentata nel dipinto, allo stesso tempo, come già accennato, potrebbe far pensare anche al Monte Olimpo (soprattutto se visto da Skotina Pierias – Erkeiades). Come è noto, secondo la mitologia greca, tale luogo era considerato la dimora degli dèi. Questo perché è la vetta greca più alta e, allo stesso tempo, difficilmente accessibile. Ad avvalorare tale interpretazione, le dense nuvole bianche che avvolgono la cima rappresentata, così come avviene nella realtà. Altro elemento che rafforza la posizione di chi scrive – ovvero che si possa trattare del “trono dei cieli” (così come viene definito il Monte Olimpo) –, è l’appellativo che contraddistingue Maria Callas: la Divina. Una voce tale da essere considerata una dea del canto, quindi degna di risiedere nell’Olimpo.

Tuttavia, pensando alla ricerca introspettiva che Ulisse Sartini fa ogni volta che si dedica al ritratto di un personaggio, osservando il modo in cui il Maestro ha rappresentato un cielo cupo, pieno di nuvole, questo potrebbe avere una certa corrispondenza con il carattere impetuoso dell’icònico soprano. Allo stesso tempo, ritornando all’ipotesi di stare osservando il panorama di qualche località greca, il cielo in tempesta potrebbe essere anche legato al rapporto burrascoso e conflittuale con la madre, oltre che con l’armatore greco Aristotele Socrate Omero Onassis. Una storia d’amore che viste le origini elleniche di entrambi – data l’evoluzione e il triste epilogo – potrebbe essere definita come una moderna tragedia greca.

Infine, guardando il dipinto, in basso a sinistra dell’osservatore, si può notare che Maria Callas tiene tra le dita di una mano un fiore. Dall’aspetto, potrebbe essere una camelia, cosa che rinvierebbe al romanzo di Alexandre Dumas figlio “La signora delle camelie”, a cui si ispira il libretto dell’opera di Verdi “La Traviata” con la sua protagonista “Violetta”, più volte interpretata da Maria Callas.

 

ARTISTA

Biografia: Ulisse Sartini – Pittore (Piacenza 1943 Vivente). Nato il 30 maggio 1943 a Piacenza, trascorre la sua infanzia a Ziano Piacentino, borgo che – con una delibera del 27 settembre 2014 del Consiglio comunale – gli conferisce la cittadinanza onoraria “per gli alti meriti artistici e per lo straordinario contributo all’arricchimento artistico e culturale del Paese”. Trasferitosi in giovane età, qui inizia a coltivare la sua passione artistica formandosi sotto la guida del pittore Luigi Comolli, allievo di Segantini. Tuttavia, è stato l’incontro nel 1970 con il gallerista Filippo Schettini – avvenuto quando Sartini aveva venti anni circa – a indirizzare il giovane artista piacentino. Infatti, su consiglio di Schettini, lascia l’astrattismo geometrico e si dedica ai ritratti. Così inizia ad approfondire la tecnica, studiando i grandi maestri del Rinascimento.

Si avvicina a personaggi noti, partendo con i ritratti di famiglie importanti quali, gli Innocenti, Recordati e molti altri.

Famosi sono i ritratti dei Papi. Tali dipinti prendono il via a seguito di un ritratto di S. Em. il Cardinale Casaroli, il quale – in un secondo tempo – propose a Sartini di ritrarre S. Santità Giovanni Paolo II. A questo ritratto, susseguono quelli ufficiali di S. Santità Francesco e S. Santità Benedetto XVI conservati in Vaticano, nella Santa Sede. Conservati in altre sedi: S. Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II; S. Em. il Cardinale William Keeler, Primate degli Stati Uniti d’America; S. Ecc. Carlo Chenis (Università Pontificia Salesiana, Roma); S. Ecc. Luciano Monari (Collegio Alberoni, Piacenza).

Altri personaggi celebri ritratti: il Primo Ministro Inglese John Major e la consorte; Renata Tebaldi; tre ritratti di Maria Callas (conservati rispettivamente nel Museo Teatrale alla Scala di Milano, nel Nuovo Teatro della Musica Megaron di Atene e nel Teatro La Fenice di Venezia); Luciano Pavarotti (conservato al Convent Garden The Royal Opera House); Giovanni Verga per il Museo Immaginario Verghiano di Vizzini; Pierpaolo Pasolini; Luciana Savignano; Audrey Hepburn per la nuova sede dell’Unicef di Roma.

Altre opere si possono ammirare in musei, chiese e collezioni private italiane ed estere. Tra le varie opere citate e non, quella che ha avuto un buon riscontro da parte dei critici e del pubblico è “L’Ultima Cena” (2015), una tela di dimensioni 180×500 cm, attualmente conservata nella Basilica Cattedrale di Piacenza.

Il Maestro Sartini vive e lavora a Milano.

Profilo artistico-culturale: La sua pittura nasce dall’ammirazione sconfinata nei riguardi di tutto il rinascimento e, in particolare, di Leonardo da Vinci a cui – in occasione dei cinquecento anni dalla morte del grande genio – ha dedicato una mostra con oltre trenta dipinti e disegni (“Ulisse Sartini. La virtù della bellezza. Omaggio a Leonardo”, che si è svolta a Milano dal 16 dicembre 2018 al 13 gennaio 2019). Rifacendosi al modus operandi del Rinascimento, sia per quanto concerne la tecnica e l’iconologia. Prima di eseguire ogni dipinto, l’artista prepara la grisaglia. Successivamente, il colore viene sovrapposto a velature fino ad ottenere la tonalità desiderata. Ritrarre pittoricamente per Sartini significa «dare l’immortalità al personaggio, attraverso la ricerca del ritratto interiore, più nascosto e più vero». Tuttavia nel ritratto, ci deve essere anche l’autoritratto, ovvero la cifra identificativa dell’artista.

Rapporti con altri artisti: Oltre al già citato incontro con il gallerista Filippo Schettini, che indicò la strada da seguire, per la produzione artistica di Sartini significativo è stato l’incontro con il critico d’arte Pedro Fiori. Dai loro dialoghi nascono gli “Embriocosmo”, la rappresentazione pittorica dell’infinito in uno spazio finito.

 

Rosy Merola

Rosy Merola

Definisco il mio percorso professionale come un “volo pindarico” dalla Laurea in Economia e Commercio al Giornalismo. Giornalista pubblicista, Addetta stampa, Marketing&Communication Manager, Founder di SinergicaMentis. Da diversi anni mi occupo della redazione di articoli, note e recensioni di diverso contenuto. Per il percorso di studi fatto, tendenzialmente, mi occupo di tematiche economiche. Nello specifico, quando è possibile, mi piace mettere in evidenza il lato positivo del nostro Made in Italy, scrivendo delle eccellenze, start-up, e delle storie di uomini e donne che lo rendono speciale. Tuttavia, una tantum, confesso di cadere nella tentazione di scrivere qualcosa che esula dalla sfera economico-finanziaria (Mea Culpa!). Spaziando dall'arte, alla musica, ai libri, alla cultura in generale. Con un occhio di riguardo nei confronti dei giovani esordienti e di quelle realtà che mi piace definire "startup culturali". Perché, se c'è una frase che proprio non riesco a digerire è che: "La cultura non dà da mangiare". Una affermazione che non è ammissibile. Soprattutto in Italia.